Gioia Tauro, il Presidente del Senato Grasso ricorda le vittime della strage del 22 luglio 1970

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Il 22 luglio 1970 deragliava il treno “Freccia del Sud”, quello che collegava Palermo a Torino, il “Treno del Sole”; a Reggio Calabria intanto era iniziata da quasi una settimana, il 14 luglio, la rivolta per la decisione del Governo Colombo di designare Catanzaro capoluogo della Regione Calabria.

Sei vittime e oltre settanta feriti: questo il bilancio di una strage, le cui cause apparirono da subito oscure. Inizialmente si parlò di guasto meccanico o errore umano; solo successivamente la pista dell’attentato iniziò ad essere seguita.

Le modalità: fu usato esplosivo?

Lo si accertò solo nel 2001 quando la Corte d’Assise di Palmi emise una sentenza di condanna per gli esecutori della strage, compiuta con esplosivo.

Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella furono riconosciuti colpevoli, ma tutti e tre alla conclusione del processo erano già deceduti.

E i mandanti? Nessun nome: nel 1995, infatti, furono prosciolti i presunti finanziatori e i mandanti politici della strage; la convinzione della magistratura, tuttavia, rimaneva quella che l’ambiente dell’ estrema destra, in coincidenza con i tumulti reggini, potesse essere “informata” dei fatti di Gioia Tauro.

Oggi, nel 43° anniversario della strage di Gioia Tauro anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha voluto rinnovare il ricordo delle sei vittime innocenti, che rimasero coinvolte: “Solo a distanza di molti anni si capì che fu un assurdo attentato, tragico sviluppo di un folle intreccio di disegni criminosi nell’ambito delle rivolte a Reggio Calabria contro la designazione a capoluogo di regione di Catanzaro“.

“Purtroppo il corso della giustizia è stato rallentato dall’omertà  e dal silenzio e ancora oggi molti restano i punti oscuri di questa vicenda. La memoria delle ignare e incolpevoli vittime della strage – si legge nella nota inviata dal Presidente del Senato Grasso al sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore  – deve però rimanere immutata ed essere di sprone a proseguire con energia e rigore, anche in loro nome, la strada della verità e la lotta per la legalità e la democrazia”.

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