Tutti lo hanno sentito nominare almeno una volta nella loro vita; molti lo hanno studiato e ne hanno compreso la grandezza politica, ideologica e culturale: stiamo parlando del grande Marco Tullio Cicerone, pilastro della politica e della letteratura latina.
E se si dicesse che il nostro caro beneamato Cicerone ha soggiornato in una villa che si trova dove ora sorge il paesino di Lazzaro, frazione di Motta San Giovanni (RC)?
Siamo nel 43 a. C., anno successivo alla morte di Cesare: Roma è nella più totale confusione e Cicerone decide di farsi, proprio in quel momento, un bel viaggetto in Grecia (chissà perché…). Tuttavia non percorre il “Brindisium iter” (la strada di Brindisi), via consueta per la Grecia (per lui pericolosa a causa di ragioni politiche), ma preferisce andare attraverso la “coniunctissima” (carissima) Siracusa, alla quale era profondamente legato; ma ragiona un po’ e, nonostante ami tanto la città siciliana, preferisce starvi poco tempo, per non farsi scoprire e non ritrovarsi probabilmente con la testa mozzata. I venti però lo spingono in Calabria, presso il porto della cittadina greca Leucopetra, corrispondente all’odierna Lazzaro (RC), dove risiedeva un suo caro amico, Publio Valerio, che ospitò il fuggiasco nella sua villetta. Il giorno dopo però il nostro caro oratore si reca a Reggio ed i Reggini lo informano del gran discorso che Marco Antonio aveva fatto in onore dell’ormai ucciso Cesare. Udito ciò, si tranquillizza un po’ e decide allora di ripartire per la beneamata Roma.
Il grande oratore ci riferisce tutto ciò nelle Filippiche, epistole che egli aveva scritto riprendendo il modello del greco Demostene (allora rivolte a Filippo di Macedonia, ed appunto Filippiche), scritte però stavolta al suo acerrimo nemico Marco Antonio, dapprima ritenuto invece amico per la sua precedente vicinanza a Cesare nel primo triumvirato.
Dapprima le testimonianze storiche relativamente a tutto ciò erano piuttosto campate in aria con ben poche certezze; ma sin dal 1995 sono iniziate delle campagne di scavi nel sito di Leucopetra che hanno riportato alla luce, oltre all’abitato stesso, anche fornaci, vasi ed una necropoli. Ma il ritrovamento più importante è indubbiamente quello di una villa che quasi sicuramente è quella in cui vi fu lo stesso arpinate.
Sapere che una figura di tal calibro ha soggiornato nel Reggino e che tal soggiorno ha determinato il preciso corso storico di un soggetto tale, fa dunque sentire noi, discendenti degli antichi reggini, quasi parte della storia, di quella che lo stesso oratore ha definito “magistra vitae”, maestra di vita.