Sicilia, i domiciliari non risolvono il problema dell’affollamento delle carceri

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“Il saldo di efficacia della legge 199/2010, che prevede la concessione degli arresti domiciliari per i reclusi, non recidivi, a cui mancano meno di 18 mesi di carcere per concludere la pena, e’ stato nullo, anzi, a giudicare dalle cifre ufficiali, del tutto privo di effetti“. Lo afferma in un comunicato il Garante dei diritti dei detenuti della Sicilia, Salvo Fleres, a proposito delle statistiche del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del primo semestre del 2013, secondo cui benche’ in Sicilia 1.273 reclusi siano stati assegnati agli arresti domiciliari, in esecuzione della legge 199/2010, la popolazione carceraria e’ lievemente cresciuta, da 7.093 a 7.144 unita’.

“Ove fosse ancora necessario -commenta Fleres- dimostrare che il sistema penitenziario italiano abbia bisogno di un forte scossone, circostanza sostenuta piu’ volte anche dal ,inistro della giustizia, le cifre riportate fornirebbero un elemento di assoluta inconfutabilita’. Le leggi ‘carcerogene’ Bossi-Fini, in materia di clandestinita’, e Fini-Giovanardi, in materia di tossicodipendenza -sottolinea il Garante- stanno affollando gli istituti di pena ed abbassando il grado di rieducazione, senza aumentare il livello di sicurezza della societa‘”. Dai dati emerge inoltre che in Sicilia i detenuti in attesa di primo giudizio sono passati dai 1.421 del 31 dicembre 2012 ai 1.473 del 30 giugno 2013. Tra le regioni con il piu’ alto numero di reclusi, la Sicilia, con 7.144 presenze, passa dal terzo al quarto posto, preceduta dalla Lombardia, con 9.307 detenuti, dalla Campania, con 8.165 detenuti e dal Lazio, con 7.205 detenuti. La maggioranza degli stranieri detenuti in Sicilia e’ costituita da marocchini, seguti da romeni, albanesi e tunisini. Le donne in carcere sono 168, mentre i semiliberi sono appena 99. “In queste condizioni -conclude Fleres- c’e’ solo da augurarsi che il recente provvedimento del Governo, mirante a riformare alcune disposizioni penitenziarie, anche ai fini di un possibile sfollamento, segua un iter parlamentare celere ed ulteriormente migliorativo, altrimenti il nostro Paese non sara’ nelle condizioni di rispettare ne’ i vincoli, ne’ i termini impostigli recentemente dall’Unione Europea, in materia di regolare detenzione“.

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