A Reggio serve questo. Non altro.
L’ultima calura estiva, i giorni precedenti alla Festa della città – con i suoi riti ed i suoi costumi – rappresentano lo spartiacque decisivo rispetto a qual che è stato e quel che sarà.
Nei bar e nelle vie c’è chi ha già decretato il nome del nuovo sindaco. Nei club più esclusivi e nei circuiti dei professionisti è partita la gara al toto-nome.
Ma Reggio, oggi, non ha bisogno di questo. Con una guerra civile in corso (guerra sociale, economica, politica e comunicativa) ed un commissariamento mal digerito dalla popolazione, serve che con estrema urgenza chi vuole spendersi per la città lo faccia con un’idea ed un progetto. Un programma che punti allo sviluppo possibilmente turistico perché, arrivati al 2013, è impensabile credere ancora nelle favole e sperare di trasformare Reggio in un polo industriale. Una città che punti al turismo, soprattutto quello culturale, attraendo quel tipo di turista che va coccolato, amato, ipnotizzato. Un tipo di turismo che offre infiniti spunti per destagionalizzare i flussi stranieri. Ma serve anche un progetto che miri alla normalizzazione delle cose.
Un lettore di StrettoWeb nei giorni scorso ci ha posto il problema del Parco Lineare Sud. Non vuole giocare alla caccia al colpevole, bensì, come tutti dovrebbero fare, vuole guardare al futuro. Basterebbe, a suo dire, scardinare l’idea di decoro pubblico urbano da noi troppo spesso latitante.
La normalità appunto. La normalità che oggi, nel giorno dell’ufficiale abbandono di Villa Zerbi da parte della Commissione Straordinaria, ci fa ancora una volta chiedere perché nella nostra città non ci siano spazi espositivi di dimensioni normali (a proposito perché non si è pensato all’idea di affittare Villa Zerbi solo in occasione di eventi già organizzati pagando la locazione con parte dell’incasso?) e dignitose.
La lista sarebbe lunga, corposa. E avrebbe bisogno di righe e battute. Quella stessa lista che dovrebbe essere bibbia per chi vuole servire la città, per chi in Reggio ci crede.
Prima dei nomi, degli eredi, delle alleanze, delle coalizioni e delle battaglie servono idee e progetti.
Astenersi perditempo.