In seguito tante “certezze” e “consuetudini” sono crollate insieme alla torre di controllo del porto di Genova. Come ad esempio la consuetudine che le navi uscissero dal porto ligure dovendo procedere con una “delicata” marcia indietro, la Jolly Nero – lunga 329 metri e larga 30, con un peso netto di 17 mila tonnellate e un peso di dislocamento di 40 mila – secondo le ricostruzioni pare invece abbia optato per una manovra azzardata che ha dunque causato l’inevitabile collisione con la torre di controllo. L’inchiesta aperta dalla Procura di Genova vede attualmente come principali indagati il comandante della nave container Roberto Paoloni, il pilota Antonio Anfossi, e il primo ufficiale Lorenzo Repetto, oltre a Giampaolo Olmetti, comandante dell’Ufficio Armamento della Messina.
Le indagini della procura sono ancora in corso e non possiamo che attenderne l’adeguato svolgimento nella consapevolezza (speranza) che verrà fatta giustizia. Certamente l’adempimento della giustizia non restituirà ai propri cari quelle nove vite che hanno pagato a caro prezzo ciò che probabilmente è stato un errore evitabile. Tutto scorre, e l’unico
StrettoWeb, in collaborazione con Alessio Marrari, blogger e direttore di CittadiNovara.it, ha scelto di dar voce alla donna, vittima delle conseguenze di quel maledetto incidente che ha sconvolto l’intero paese. Seppur si tratti di un ricordo struggente è di fondamentale importanza che se ne parli perché è davvero insopportabile che un ragazzo come Giuseppe, “figlio dell’Italia” e impiegato dello Stato, possa trovare la morte a soli 30 anni sul proprio posto lavoro.