Reggio, Piazza De Nava: “basta con le forzature, si faccia referendum”

StrettoWeb

Di seguito la nota diffusa da Guido Cordova Castellani, segretario regionale Ugl Agroalimentare:

Vorrei intervenire in merito al progetto per il rifacimento di Piazza De nava:

Premesso che, la Piazza ha una sua dimensione ed una sua proporzione e che il Museo di Reggio Calabria, essendo opera progettuale del grande Architetto Piacentini, già solo per questa ragione dovrebbe avere il massimo rispetto riguardo ogni e qualsivoglia ipotesi di intervento che ne modifichi la fisionomia, l’insieme e la funzionalità.

Riguardo le modalità con cui si è giunti alla decisione, vorrei evidenziare come sia compito e missione di chi amministra, di farlo in armonia e nel rispetto delle indicazioni e della volontà degli amministrati.

In condizioni normali un Comune è guidato da un Sindaco e da un Consiglio Comunale elettivo e rappresentativo della popolazione. Quindi, in situazione normale il cittadino ha la possibilità di rivolgersi al consigliere ovvero all’area politica per cui simpatizza per esprimere le sue opinioni. Ed è sempre possibile dissentire in seguito mediante il voto, penalizzando chi ha compiuto scelte che non siano ritenute idonee ed utili alla comunità di cui si fa parte.

In atto, chi guida il Comune non ha la legittimazione popolare alcuna.

E’ un funzionario dello Stato, commissario della volontà popolare, la cui potestà amministrativa non deriva dal voto dei cittadini. in queste situazioni viene pertanto particolarmente esaltato il ruolo importante dei gruppi sociali intermedi come le associazioni sindacali e datoriali e le associazioni di cittadini che liberamente si raggruppano tra loro intorno ad una idea, per uno scopo civico e sociale.

Da quanto emerso in questi giorni mi pare che numerose, per non dire la totalità, delle libere associazioni reggine abbiano espresso contrarietà verso il progetto che si presenta già carente nei presupposti di base per varie ragioni. In primis, la presenza di numerose caffetterie attive nel raggio del Museo e della Piazza (ultima giusto realizzata sul tetto del Museo stesso!) in numero tale da non giustificare in modo  alcuno la scelta di scavare sotto terra per farne una nuova.

Inoltre, riguardo il book-shop (ma perché non usare l’equivalente termine Italiano di negozio di libri…?) si può ben ricercare uno spazio adatto all’interno del Museo, senza dover snaturare una piazza storica della Città.

Davvero si crede che a Reggio Calabria, una delle città più soleggiate del mondo si vada a prendere il caffè metri sotto terra alla luce artificiale? È lecito avere corposi dubbi in merito..!

Non sono in possesso di specifiche conoscenze in materia e tuttavia ritengo di poter dire che si tratti di un progetto che nasce male e si sviluppa peggio, avulso dall’insieme. Catapultato dall’alto senza collegamenti con la Città e la sua realtà.

Va rilevato, come il Museo avrebbe dovuto riaprire in tempo per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia 1861-2011 ( Garibaldi non ebbe nulla di meglio da fare in quel periodo..!) ed a fine 2013, con già due anni di ritardo, è ancora chiuso.  I lavori si sono fermati per mesi  per mancanza fondi ed adesso con ingenti fondi a disposizione non si trova nulla di meglio da fare che scavare sotto terra per un nuovo ingresso di cui nessuno, se non chi ha redatto il progetto e chi ha approvato, ne vede l’utilità e la necessità. Anche questo suscita perplessità in un comune cittadino.

In Città sono numerose le opere lasciate incomplete. Vedi l’ Arena Lido sventrata e distrutta nottetempo che aspetta di essere completata e Piazza Italia aperta provvisoriamente con la moquette! Eppure, anche a fronte di altre necessità oggettive, come scuole che cadono ed impianti sportivi di base (ove si formano i cittadini del futuro) di cui si aumentano sconsideratamente i costi d’uso,  con risorse disponibili non si trova nulla di meglio da fare  che aprire  un nuovo quanto inutile cantiere per sventrare e deturpare sia una Piazza storica della Città che l’ingresso del Museo per come progettato dal Piacentini.

In una nazione, in una società davvero civile e democratica si sarebbe bandito un concorso internazionale di idee e le varie opzioni sarebbero state esposte ai cittadini per coinvolgerli. Si sarebbero quindi presentati i vari progetti e le varie idee e si sarebbe data la scelta ai cittadini abitanti e residenti di quella comunità.

Ciò che è successo a Reggio è davvero poco civile e poco democratico, senza se e senza ma.

Avrei compreso, e nel mio piccolo auspicato, l’utilizzo dei fondi per l’acquisizione dei locali adiacenti ex-Roof-Garden per l’ampliamento del Museo. Per poter finalmente esporre i tanti  reperti ad oggi chiusi nei depositi museali e non disponibili al pubblico, magari una bella sezione dedicata al mare, ai reperti marini ed all’archeologia subacquea. Invece, si progetta l’inutile.

Inoltre, è difficile coniugare  da un lato i continui richiami alla crisi ed alla mancanza di fondi per il taglio dei servizi e delle prestazioni ai cittadini, compresi bambini, anziani e disagiati, per giustificare il perdurare di situazioni di degrado di servizi essenziali come l’acqua,  la gestione dei rifiuti e la mobilità mentre dall’altro lato si decide di realizzare un progetto che appare fine a se stesso.

Anche per il progetto di Piazza Duomo non risulta ci sia stata informazione e consultazione alcuna con i cittadini, né direttamente e né indirettamente con le associazioni/corpi sociali intermedi.

Evidentemente, si ritiene che Reggio, culla di antica civiltà, sia città rozza ed apatica dove tutto, ed a cui tutto, si può fare e che tutto subisce supinamente.

In conclusione, auspico al più presto che le associazioni, i sindacati e le forze politiche si uniscano per chiedere con forza di attivare le procedure per l’indizione di una consultazione popolare per dare voce ai cittadini e farli esprimere liberamente in merito alla bontà del progetto.

Se davvero si crede nei valori di democrazia sociale e partecipativa, questa è una buona occasione per dimostralo nei fatti. Si fermi una scelta arrogante, evitando di imporre dall’alto un progetto di dubbio livello e di nulla utilità.

Si dia la parola e la possibilità di scelta ai cittadini/contribuenti con le cui tasse e tributi il progetto dovrebbe essere realizzato.

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