Quando un’associazione, come quella degli Amici dei Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, vanta oltre mezzo secolo di vita ( talvolta più di molte Soprintendenze e, quasi sempre, bel oltre l‘excursus professionale di molti…Soprintendenti!) bisognerebbe avere, se non l’umiltà,almeno il buon senso di ascoltarla. E fare tesoro di quella lunga esperienza, dove se è inscindibile il binomio tra passione e dedizione, non meno stretto è quello che lega competenza e gratuità.
Ed è proprio sulla base di questi presupposti che avrebbe dovuto essere tenuta in conto – a differenza di quanto è stato fatto fin’ora – la voce degli Amici di Reggio, una delle storiche associazioni che da sempre (ne sono state fondatori con il loro Presidente Vincenzo Panuccio) fanno parte della Federazione Italiana degli Amici dei Musei, che raccoglie ben centodieci sodalizi museali nel Paese, in rappresentanza di oltre quarantamila volontari.
Ma non nella grottesca situazione in cui versano, e non da ieri. In cui chi scrive li ha visti, con un colpo al cuore, proprio contestualmente alla donazione alla collettività da parte degli Amici dei Musei di Reggio della Carta archeologica della città (e, già l’aver colmato questa imperdonabile lacuna, varrebbe obiettività di un loro necessario ascolto). Una improcrastinabile degenza che non ha più motivo da tempo ed a cui porre termine urgentemente con idonea e dovuta ricollocazione nello straordinario museo piacentiniano. Che non ha bisogno di faraonici palcoscenici, che anzi ne minerebbero il maestoso equilibrio.
Bene ha fatto l’Associazione di Reggio Calabria a fare di tale urgenza il tema centrale della X Giornata nazionale degli Amici dei Musei, in cui, come sempre, ha parlato chiaro. A quella parola si unisce ora pubblicamente, dopo averlo già fatto in maniera più discreta nella speranza che si addivenisse all’unica soluzione non più rinviabile, la voce degli Amici dei Musei d’Italia. Come per il disastro di Pompei o per i mostri che sfiorano le acque di piazza San Marco: il “caso” dei Bronzi non è da meno.
Se, con Seneca, Vita brevis, ars longa – questo è il nostro motto – è altrettanto vero, con Leonardo, che Chi non stima la vita (pur breve che sia), non la merita: è con questa consapevolezza, altro termine che ci è molto caro, che dovremmo, tutti, operare. Lontani dalla ribalta dell’avanspettacolo e di ogni tipo di fuggevole lusinga: perché la Storia, con la maiuscola, non dimentica fatti e misfatti, e giudica.