Dopo l’inchiesta sulle aree montane della provincia reggina, oggi passiamo in rassegna Il caso della Nave dei veleni di Cetraro o Relitto di Cetraro.
La vicenda venne alla ribalta a metà 2009 a seguito delle rivelazioni del pentito di mafia Francesco Fonti, riguardo all’affondamento di navi con a bordo rifiuti tossici nel mare di: La Spezia, Livorno e in Africa.
E’ opportuno ricordare che, già nel 2003, in Calabria, la magistratura di Reggio aveva avviato un’indagine su un possibile traffico di rifiuti “non convenzionali” nei nostri territori. Alle ricerche partecipò Natale De Grazia, il quale, fu tra i primi, a parlare di navi affondati nelle profondità marine dalla malavita organizzata. Nel corso degli accertamenti la Procura di Reggio aveva “messo l’occhio” sulla nave Rigel, affondata a Capo Spartivento. Nei primi mesi del 2000, però, le indagini vennero archiviate, perchè non si riusci’ ad intravedere nessun successo.
Il collaboratore di giustizia Fonti, intorno a metà 2005, dice esplicitamente ai magistrati di aver contribuito ad affondare tre navi carichi di rifiuti tossici per conto della ‘ndrangheta: la Cunsky nel mare di Cetraro, la Yvonne a Maratea e la Voriais Sporadis a Melito Porto Salvo. Poco tempo dopo si riapre l’inchiesta.
Nel 2009 si decide di andare alla ricerca delle navi, grazie al procuratore di Paola, Bruno Giordano. Ci
Il 29 ottobre 2009 il caso di Cetraro viene chiuso.
Lo stesso giorno dalla Procura dicono che la stiva della nave ritrovata era vuota, mentre uno dei ricercatori dichiara che c’erano stive piene.
Pochi giorni dopo emergono dei dubbi sollevati, in primis, dai pescatori, i quali sono assolutamente increduli che a largo non ci sia la nave con i fusti radioattivi. Inoltre, l’annuncio del Ministero all’Ambiente ancor prima della completa analisi del robot sottomarino per l’identificazione della nave portano a sospettare.
Il “caso” si è, a parte le altrene vicende d
Anche le istituzioni europee si sono interessate: Il 15 settembre 2009 il caso arriva anche in Commissione Europea, grazie all’eurodeputato Mario Pirillo.
Attendiamo ulteriori novità su una vicenda ricca di zone d’ombra.