Madagascar: l’italiano linciato dalla folla era di Palermo. Era accusato di traffico d’organi e omicidio

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Roberto Gianfalla (foto Facebook)
Roberto Gianfalla (foto Facebook)

Era di Palermo il cittadino italiano linciato ieri dalla folla in Madagascar, insieme ad altre due persone. Si chiamava Roberto Gianfalla e aveva 50 anni. Con lui sono morti un cittadino francese, Sebastien Judalet, ed un uomo del posto. I tre sono stati aggrediti, impiccati e poi bruciati sulla spiaggia dagli abitanti di Nosy Be. Erano sospettati di essere coinvolti nell’omicidio di un bambino e in un traffico di organi.

La ricostruzione dei fatti, seppur ancora non confermata, ha dell’assurdo. Nei giorni scorsi un bambino di 8 anni sarebbe sparito nel nulla, per poi essere ritrovato già cadavere e, secondo quanto testimoniato, orribilmente mutilato. Gli sarebbero infatti stati asportati vari organi, occhi, pene e lingua. Subito è partita la caccia all’uomo contro gli stranieri accusati del crimine. Gianfalla e il cittadino francese sono stati quindi fermati dalla folla.

Testimoni affermano che Gianfalla e Judalet avrebbero confessato l’omicidio dopo ore di tortura. Quindi, secondo quanto trapelato, sarebbero stati impiccati e quindi bruciati. Anche se indiscrezioni non confermate ipotizzano che siano stati bruciati vivi. Dopo poco anche lo zio del bambino, che avrebbe partecipato attivamente al rapimento, è stato linciato in maniera simile agli altri due.

La spiaggia del linciaggio (foto L'Express Magascar)
La spiaggia del linciaggio (foto L’Express Magascar)

Secondo il Centro nazionale trapianti è però poco verosimile che si sia trattato di un caso di traffico di organi. Non esistono in Madagascar medici in grado di effettuare operazioni del genere senza avere una struttura sterile adeguata. Ma appare impossibile che esistano sale operatorie clandestine. Inoltre l’asportazione di pene e lingua non hanno un senso logico, in quanto organi non trapiantabili.

Gianfalla comunque, secondo le autorità locali, aveva il visto scaduto e quindi non si sarebbe dovuto più trovare in Madagascar. Judalet invece era sull’isola da metà settembre – il visto dura 60 giorni – dove era stato già diverse volte. Si ignorano al momento i motivi che avevano portato i due europei sul posto. Le indagini comunque sono già state avviate. Sei gli uomini fin’ora arrestati per il linciaggio, mentre vano è stato ogni tentativo di esaminare il corpo del bambino, che è stato subito seppellito. Non ci sono quindi prove, se non le testimonianze della popolazione, riguardanti le presunte mutilazioni.

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