Mosè ed il poker

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Mosè-ed-il-pokerCome già detto, nell’antico Egitto il gioco del poker era sì praticato, ma esclusivamente dai faraoni e dalla loro corte.

Gli unici estranei ammessi nelle sale da gioco erano gli Ebrei, giunti in Egitto al seguito del loro patriarca Giacobbe, ma che tuttavia potevano partecipare esclusivamente nella qualità di dealer.

Per lungo tempo gli Ebrei accettarono di buon grado quella situazione che, dopotutto era pur sempre privilegiata rispetto a quella di altre popolazioni sottomesse, che invece dovevano costruire le piramidi.

Finché un uomo di grande levatura, Mosè, che aveva lavorato per anni come dealer maturando una preparazione sul gioco non indifferente, almeno per i tempi, concepì il desiderio di potersi cimentare al tavolo come player.

Era infatti consapevole della sua forza e, contemporaneamente, della scarsa consistenza di tanti giocatori che, solo per il fatto di essere nobili, potevano invece partecipare ai numerosi tornei che si tenevano a corte.

Rivolse così al Faraone, da cui era molto stimato come dealer, la sua supplica per essere ammesso a giocare e grande fu la sua delusione al netto rifiuto ricevuto.

Ma la circostanza ebbe un brutto epilogo: da quale giorno si incrinarono irrimediabilmente i rapporti tra Mosè ed il Faraone.

Mosè se la prese così a male che, d’accordo con gli altri dealer, iniziò a boicottare i tornei che da qual momento si disputarono.

Da qual giorno, infatti i  tornei, per un motivo o per un altro, andavano sempre peggio: una volta mancavano le carte, un’altra i dealer erano in ritardo o, nelle mani più importanti, sbagliavano volutamente a dare carte o addirittura, attribuivano i piatti senza criterio.

Tutto ciò comportò una serie di problemi che passarono alla storia come “le dieci piaghe”.

Ormai era guerra aperta tra il Faraone e Mosè, il quale era ormai entrato nell’ordine d’idee di lasciare l’Egitto per la Palestina dove, gli avevano detto, stava prendendo piede sempre di più il texas hold’em.

Egli pensava, infatti, che gli Ebrei, già esperti nel gioco, grazie ai tanti anni di studio sotto gli Egizi, avrebbero potuto realizzare, in quella terra, facili guadagni.

Inutili furono i tentativi, da parte del Faraone, di trattenere in Egitto Mosè e la sua gente.

Inizio così l’esodo dall’Egitto verso la Terra Promessa da parte degli Ebrei, i quali, dopo molto tempo e dopo aver vissuto diverse traversie e grazie anche a qualche  miracolo, riuscirono a giungere  infine a destinazione.

Mentre in Egitto, per mancanza di dealer, il poker finì di essere giocato, almeno fino ai tempi di Cleopatra.

Si narra che durante il viaggio, precisamente sul monte Sinai, Mosè ebbe un’ispirazione divina e concepì le tavole delle dieci regole principali del poker, la cui rilevanza nella storia del gioco è da tutti ritenuta fondamentale, tanto che ad esse venne dato il nome di Dieci Comandamenti.

Basti solo dire come, con quelle tavole, si pose fine all’anomalia per la quale la doppia coppia batteva il tris e questo battesse la scala.

Saverio Spinelli

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