Reggio,Criminal Economies. Alfano:”Non c’è crescita se non c’è un’aggressione alla criminalità” (FOTO)

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Alla presenza del Ministro degli Interni Angelino Alfano, presso l’Aula Nicola Calipari al Palazzo della Regione, si è tenuto il Convengo “Criminal Economies”. All’incontro, organizzato dalla Regione Calabria, hanno partecipato Giuseppe Scopelliti Governatore della CalabriaVincenzo Lombardo Procuratore Repubblica di Catanzaro, Salvatore Di Landro Procuratore Generale della Repubblica, Giuseppe Caruso Direttore Agenzia Nazionale Beni sequestrati e confiscati e Santi Consolo Procuratore Generale Repubblica di Catanzaro. Assente per gravi motivi familiari Cafiero de Rao.

Questo ciclo di conferenze che inizia oggi e si concluderà a dicembre prossimo, è parte di un accordo più vasto con l’organizzazione delle Nazioni Unite, Agenzia contro il crimine organizzato e la droga (UNODC-ONU), per l’istituzione a Reggio Calabria di una “Antenna sulle Economie Criminali” ossia una struttura di analisi e ricerca finalizzata a proporre ai Governi internazionali nuovi strumenti normativi di contrasto alla criminalità organizzata.
Il primo ad intervenire è stato il Governatore Scopelliti che dopo aver ringraziato il vicepremier per essere presente visti i numerosi impegni istituzionali, si è soffermato sull’importanza di questa giornata strategica per quel che riguarda un tema cosi delicato del crimine organizzato: “Oggi vorremmo inaugurare una nuova stagione che forte delle esperienze del passato possa contribuire a mettere a punto un processo conoscitivo operativo in grado di aggredire in maniera più organica il fenomeno”.

L’obiettivo di queste conferenze è trovare soluzioni per convertire il circolo vizioso dell’economia mafiosa in risorse positive per il territorio, con investimenti in lavoro, infrastrutture e sicurezza sociale.

Scopelliti aggiunge: “Decisivo anche il ruolo e la collaborazione dell’Agenzia nazionale per i Beni sequestrati e confiscati a cui abbiamo proposto di ospitare la sede del progetto. Reggio, infatti, è sede dell’agenzia dei beni confiscati. L’iniziativa fu fortemente sostenuta dal Governo Berlusconi e dal Ministro Alfano, che più volte fu presente a Reggio Calabria, e si concretizzò in un momento molto delicato per la città”

All’epoca ci furono molte pressioni per affidarla ad un’altra città, ma fu proprio Roberto Maroni, Ministro dell’Interno dell’epoca, ad inaugurare la struttura. A Reggio, tra l’altro, si tenne una seduta straordinaria del Consiglio dei Ministri. Fu un segnale forte di un Governo che si era caratterizzato per l’aggressione ai beni sequestrati, la cattura dei latitanti più pericolosi e l’invio di nuovi magistrati nei territori a rischio.

La parola passa a Giuseppe Caruso Direttore Agenzia Nazionale Beni sequestrati e confiscati: “I proventi dell’attività illegale in origine sono stati investiti nelle regioni dove la stessa operava. Le mafie col tempo hanno esteso l’investimento anche in altre regioni, soprattutto nelle grandi città e nelle zone turistiche dove le infiltrazioni mafiose pensavano di passare inosservate”. “Reggio – aggiunge Caruso – è un modello di riferimento per tre paesi della Comunità Europea hanno mutuato la nostra agenzia”.

A ricordare la legge “Rognoli/La Torre” (1982) ci ha pensato Santi Consolo: “Bisogna aggredire l’economica criminale x poter contrastare rapidamente la criminalità organizzata. 82% dei beni sequestrati sono tra Calabria, Puglia Sicilia e Campania”.

Nel proprio discorso Vincenzo Lombardo Procuratore Repubblica di Catanzaro rivolgendosi al vicepremier, chiede come può fare la Procura di Catanzaro a combattere la criminalità organizzata con solo 12 giudici. Cosa praticamente impossibile.

Le conclusioni sono state affidate al Ministro Alfano: “Siamo in un’importante regione del Sud. Dobbiamo parlare di sviluppo, lavoro e crescita economica. Dobbiamo trasferire a tutti che non c’è crescita se non c’è un’aggressione alla criminalità organizzata. L’economica criminale ammazza quella legale.” Il ministro continua il suo discorso affermando che i criminali devono andare in galera. “Di recente abbiamo fatto il salto di qualità, la strategia non deve cambiare anche se cambia il colore del governo. La fase successiva all’arresto dei latitanti – aggiunge Alfano – è il carcere duro e il sequestro e confisca dei soldi. Da ultima ma non per ultimo dobbiamo seguire l’intenzione di Falcone occorre seguire l’odore dei soldi. È accertato che i mafiosi temono di più la privazione della ricchezza che della libertà”.

I soldi confiscati alla mafia saranno utilizzati contro le mafia. E’ stato istituito una sorta di conto corrente pubblico dentro il quale finiscono tutti i soldi confiscati alla criminalità che saranno utilizzati x finanziare Ministri degli Interni e Giustizia  che contrastano la mafia e ndrangheta. Per quanto rigiuarda la confisca degli immobili, l’obiettivo è la restituzione all’economia legale.

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