9 Novembre 1989, picconate sul Muro di Berlino: ecco cosa rimane

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“E’ storia…” così i tg del 9 novembre 1989 davano la notizia della decisione da parte del governo tedesco-orientale dell’apertura delle frontiere con la repubblica federale. “Picconate” sul Muro di Berlino che per 28 anni aveva diviso in due la città.

Durante le settimane successive all’evento, piccole parti del muro furono demolite e portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir e ancora oggi c’è chi di quei frammenti, o di quel che ne rimane, ne fa un commercio. Ma quanto è costato davvero ogni singolo pezzetto di quel muro? Gli storici sostengono che ben oltre 200 persone furono uccise mentre cercavano di scavalcare per raggingere l’altro lato della città, 5.000 tentativi di fuga coronati da successo verso Berlino Ovest, molti altri invece fallirono. Il più eclatante (se così si può dire) fu quello del diciottenne Peter Fechter, prima ferito da proiettili sparati dalle guardie di confine della DDR e poi lasciato morire dissanguato nella cosiddetta striscia della morte, il tutto davanti all’occhio dei media occidentali. In quei lunghi anni il muro fu più volte rinforzato con l’unico obiettivo di separare la Germania comunista da quella cosiddetta “normale”, anche se le uniche cose che davvero divise furono intere famiglie e amicizie. Almeno apparentemente.

Il muro cade e un nuovo “capodanno” sembrava arrivare a Berlino.  Adesso quello che ne rimane in piedi diventa un tripudio di colori e graffiti quasi a voler ricordare non più il dolore e lo sconforto della “divisione”, ma il senso di libertà e speranza che quel 9 novembre 1989 aveva invaso l’aria di una Germania “unita”.

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