Messina, Teatro V. Emanuele: “se la cultura costa, costa ancor di più non averla”

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“Se la cultura costa, costa ancor di più non averla”. Così disse Accorinti lo scorso 19 gennaio in un Salone delle Bandiere gremito durante la presentazione per la candidatura a primo cittadino. Con la maglia “Giù le mani dal nostro Teatro” Renato Accorinti, oggi Sindaco di Messina, è intervenuto questo pomeriggio al Teatro Vittorio Emanuele a sostegno dei lavoratori.

  • Come pensa di sanare la vertenza del Vittorio Emanuele, e come interverrà la Regione?

Con la Regione il rapporto è buono, c’è l’attenzione giusta perché è impossibile non investire sul Teatro, sarebbe un suicidio per la città; la misura della civiltà è proprio la cultura, e un teatro ne è il motore.

L’assessore Sgarlata è perfettamente in sintonia con il mio percorso, abbiamo lo stesso sguardo verso il Mondo; mi ha riferito che sono stati già stanziati dei soldi per la cultura a Messina, e lo ha fatto felicemente, non per elencare dei numeri. Sono sicuro che tutto quello che c’è da fare per il Teatro si farà, chiaramente ci sono delle difficoltà economiche, ma io credo che la crisi, in senso generale, produrrà più cose positive che negative, perché porterà la gente a vivere in modo diverso. I soldi della comunità saranno spesi in modo più serio e onesto e non ci si aspetterà più che le cose semplicemente accadano, questo fa perdere il senso della democrazia, fa diventare sudditi. Il Teatro cambierà se ci sarà produzione, per questo è necessario dare una “botta” netta in termini di cambio di direzione, perciò la produzione sarà essenziale così come la condivisione con gli altri teatri. C’è già questa sintonia, ho partecipato ad un incontro, a Palermo, rappresentando il Vittorio Emanuele e il TaorminArte, due potenzialità enormi, inoltre abbiamo invitato al Comune il Presidente della Provincia di Reggio, perché vogliamo inglobare in questo giro virtuoso anche la città di Reggio Calabria, ho parlato anche con un assessore del Comune di Barcellona, che ha un teatro chiuso, e vorremmo che riaprisse per inglobarlo in questo sistema che può trovare forme meno costose.

  • Una continuità culturale oltre che territoriale..

Si. Ecco, questo ci può salvare; quando si è in condizioni precarie, ci si salva la vita proprio per la voglia di vivere, di andare avanti e lottare.

  • Come è possibile salvaguardare l’attività degli orchestrali che oggi hanno protestato?

Questa è una delle cose più complicate dal punto di vista economico, però bisogna trovare ugualmente una formula che consenta di far vivere questa gente che merita assolutamente. Sarà difficile, perché non ci sono fondi per mantenere questo gruppo meraviglioso, per cui credo che la stabilizzazione, per come la intendiamo noi, sia più complicata. Questo non ci deve scoraggiare, non dobbiamo fare come l’anno scorso, che hanno lavorato poco, io penso che di tutti quelli che fanno questo mestiere, in Italia, pochi sono stabilizzati, però la loro potenzialità, la loro arte, è stupenda. E’ invidiabile quello che fanno, penso sia bellissimo. Il loro potenziale non deve essere disperso, sono sicuro che riusciremo a fare in modo di offrire l’opportunità di ottenere un riconoscimento economico; anche se non ci sarà il classico stipendio di fine mese, importantissimo, anche loro avranno, insieme alla soddisfazione di suonare uno strumento, di che vivere. Farò di tutto perché questo avvenga. Chiaramente, per il ruolo che ho, il mio impegno è massimo per ogni cosa che faccio.

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