Ma la mancata istituzione di questa prima classe ha rivelato in realtà una situazione più complessa di quella che appariva evidente agli occhi di tutti. Una scuola, quella di Scala, che per circa 40 anni è rimasta in piedi sì, ma con una necessità urgente di essere ristrutturata e rimodulata in base alle reali esigenze che l’essere scuola imporrebbe. I locali sono piccoli. Il timore è che senza iscritti la scuola non abbia più motivo di essere costituita. Un nodo alquanto controverso e difficile da comprendere senza avere la giusta conoscenza di tutti gli aspetti.
Rammarico è stato espresso dal sindaco Caselli per la mancata risposta del Provveditore agli studi, il quale “aveva assunto degli impegni” e, invitato all’incontro, è stato invece il grande assente di ieri. La sua assenza forse ha parlato più della presenza delle altre istituzioni alimentando qualche insicurezza: la scuola di Scala è veramente abbandonata a se stessa?
Quale futuro per la scuola di Scala?
Sono due gli elementi obiettivi che sono emersi durante il dibattito scaturito ieri: punto primo, i nove alunni di Scala per questo anno scolastico dovranno rimanere nel plesso di Crocieri. Punto secondo, per l’anno prossimo, potrebbero tornare nella scuola di Scala solo a patto che a questa classe (che diverrà a quel punto una seconda elementare) si aggiungeranno altri iscritti. Insomma, è necessario raggiungere il numero previsto dalla legge.
Per tanti anni la comunità ha considerato il plesso di Scala, che si trova in via Sfameni, come una vera scuola. La non formazione di questa prima classe, però, ha messo davanti agli occhi di tutto i limiti oggettivi di una struttura che non può essere considerata pienamente idonea ad ospitare dei bambini. Forse questo momento storico potrebbe rappresentare un punto di svolta: la scuola di Scala potrebbe rinascere, o potrebbe scomparire del tutto.
Un altro punto fondamentale che emerge da questa vicenda è quello relativo alla migrazione di un numero rilevante di alunni verso altri istituti limitrofi. La domanda che bisogna porsi allora è: perché i genitori decidono di non iscrivere i propri figli nella scuola di Scala?
In questi anni, chiede un genitore, è stata effettuata un’indagine statistica per capire questo fenomeno di “spopolamento” della scuola di Scala? La risposta è no. Non si è mai fatto uno studio serio su questo aspetto. L’assessore all’Istruzione Tita ha precisato che è stato solo osservato il registro anagrafe per stabilire un rapporto sui nati nel 2007 e quindi sui bambini che quest’anno avrebbero dovuto frequentare una prima classe elementare. Dal canto suo, il dirigente Legrottaglie, dati alla mano, spiega che sotto la sua guida la scuola di Scala è cresciuta: da 58 alunni nel 2007 si è passati a 85 nel 2012. La paura di un sottodimensionamento della sede di Scala, però, rimane.
Eppure membri del comitato dei genitori affermano che la dirigente aveva fatto una promessa ben precisa: “Formerò la prima classe di Scala anche con 8 alunni”. Affermazione che viene negata dalla preside che ci tiene a precisare ulteriormente: “Non ho fatto una promessa, ho detto che avrei tentato, purtroppo non ci sono riuscita”.
E’ saltato dunque all’occhio, o sarebbe meglio dire alle orecchie di tutti, un fatto evidente: c’è stato un problema di comunicazione tra le parti. I genitori, probabilmente, nel compilare l’iscrizione online, non sono stati informati della possibilità di inserire una seconda scelta nel campo delle scuole.
Da parte dell’amministrazione comunale torrese è stata dimostrata massima disponibilità, ognuno con le competenze previste dal proprio ruolo istituzionale, per garantire l’esistenza della scuola a Scala. Al momento non si può contare sui fondi. Ci sarebbe la disponibilità di somme da parte di Terna, somme che fungono da compensazione per l’occupazione del territorio in termini di elettrodotto, e che potrebbero essere destinate alla famosa ristrutturazione dell’edificio scolastico. Ma questa somma non basta ancora.
Il 6 settembre, informa l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Torregrotta, si è presentata la possibilità di partecipare a un bando regionale per la costruzione di scuole pubbliche. La scuola di Scala, però, paradossalmente non ha potuto godere di questa grossa opportunità, proprio perché con la mancanza di iscritti alla prima classe il dubbio per chi guarda dall’esterno si fa sempre più reale: è veramente necessario costruire la scuola in questa frazione di Torregrotta?
I genitori non si vogliono arrendere. Hanno già annunciato che l’attività del Comitato non si fermerà dopo l’incontro avvenuto ieri. L’auspicio espresso dal primo cittadino è anche quello che le figure professionali che lavorano nel territorio abbiano veramente a cuore le sorti della gente che ci vive, sentano come dovere morale l’esigenza di soddisfare le richieste di chi nel territorio ci abita. Caselli precisa: “Non abbiamo nulla da rimproverarci, né come amministrazione, né come comitato dei genitori”.
E’ ancora in stand-by la problematica legata all’esigenza di uno scuolabus che trasporti gli scolari da Scala a Crocieri, l’amministrazione fa notare infatti che bisogna valutare le risorse disponibili. L’assessore Tita però assicura all’assemblea presente: “Non vi lasceremo soli”. Rassicurazioni giungono anche da parte dell’Assessore Pavasili: “Bisogna reperire i fondi, l’amministrazione ha il dovere di garantire un adeguato sistema di trasporto ai nove bambini che viaggiano da Scala”.
L’offerta formativa, affermano alcuni genitori, dovrebbe essere uniformata per tutti i plessi facenti parte dell’Istituto comprensivo di Torregrotta. In tal senso si è sottolineato come le frazioni di questo paese non debbano essere considerate staccate dal comune che le racchiude. “Non bisogna dare seguito a campanilismi” si è detto più volte durante l’incontro di ieri. Perché purtroppo questo pensiero ha attraversato la mente di tanti genitori. Forse anche di quei genitori che hanno deciso di non iscrivere i propri figli a Scala, privando così questa scuola delle risorse fondamentali per sopravvivere. Ma non possiamo conoscere a fondo le ragioni di chi ha scelto diversamente. Forse è semplicemente arrivato il momento di dare nuovi locali alla scuola. Perché come ha ricordato l’assessore Pavasili: “Quando chiude una scuola è una sconfitta civile”.