Torregrotta: il ballo del mattone selvaggio e il Piano Regolatore fantasma

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Almeno una volta nella vita si sente nominare o si ha a che fare col cosiddetto “Piano Regolatore Generale Comunale”. Ma che cos’è? In buona sostanza il PRG (come lo chiameremo da qui in avanti per comodità) serve a regolare l’attività edificatoria all’interno del territorio comunale – o dei territori comunali – al quale fa riferimento. È fondamentale ovviamente, ma è bene specificarlo, ad evitare che chiunque possa costruire qualsiasi cosa dove gli pare.

Se, ad esempio, avete un terreno che il PRG identifica come “verde agricolo” non potete di vostra iniziativa decidere di costruirci sopra degli edifici. Un esempio non inventato sul momento, dato che è accaduto di recente a Messina, esattamente a Fondo Cardia, dove un complesso di villette è sorto dove invece al massimo poteva esserci un uliveto. Una premessa doverosa per introdurre un problema attuale e mai risolto, tanto spinoso quanto avvolto nelle pastoie burocratiche: il Piano Regolatore di Torregrotta.

Panoramica di Torregrotta

Il PRG di Torregrotta, così come dovrebbe e potrebbe essere messo in attuazione già da domani, risale al 1996, quando venne approntato – e approvato – il progetto di massima del suddetto. Rimase però parcheggiato lì, tra le delibere mai approvate che ogni Comune italiano ha, fino al 2004, quando l’Amministrazione Trifilò decide di riprenderlo in mano. Ma già a quel punto era evidente che qualcosa non andava esattamente come previsto, e in quegli otto anni era capitato a Torregrotta un po’ di tutto, a livello edilizio.

Ci spieghiamo meglio. Il già citato schema di massima del PRG prevedeva, entro il 2015, la realizzazione di una volumetria pari a 241.500 metri cubi. In soli 5 anni però, nel 2001, la volumetria degli edifici realizzati nel territorio comunale era di 330.000 metri cubi. Quasi un terzo in più di quella prevista e quattordici anni priva del previsto. C’era palesemente qualcosa che non tornava. Ma andiamo avanti.

Tralasciando i vani tentativi di dare concretezza al PRG del commissario Casarrubea, sembrò arrivare il “salvatore della patria”: Antonino Caselli.  Tra il 2006 e il marzo 2008 si definirono alcune questioni che sembravano mettere il PRG sui binari giusti e consentirgli un sereno e tranquillo viaggio verso la meta finale, l’approvazione definitiva. Cosa che effettivamente avvenne.

Il PRG venne infatti presentato all’Assessorato regionale competente a fine 2009, ottenendo “parere motivato favorevole” al termine dello studio di valutazione ambientale strategica (VAS) il 26 novembre del 2010. A questo punto, direte voi, è fatta. Il PRG di Torregrotta può essere attuato. No, vi sbagliate di grosso. A questo punto è iniziato uno strano balletto, che ha visto coinvolti amministrazione comunale e Assessorato regionale Territorio e Ambiente.

Lo schema del PRG

La Giunta Caselli ha continuato a proporre in Consiglio Comunale lo schema di massima del PRG, perché a quanto pare necessitava di ulteriori note da inviare ai progettisti affinché fosse modificato. Peccato che ciò non sia affatto possibile, in quanto il progetto è già stato approvato in via definitiva a fine 2010. Negli ultimi due anni sono arrivate al Comune di Torregrotta almeno cinque diffide la parte dell’Assessorato regionale, che “suggerivano caldamente” di concludere il procedimento e rendere operativo il PRG. Diffide che, a conti fatti, hanno lasciato il tempo che hanno trovato.

Le soluzioni a questo punto sono solamente due. La prima, più rapida ed economica, è quella di abbandonare ogni indugio e approvare il progetto così com’è. Oppure, e questa seconda soluzione comporterebbe sprechi e tempi ben più lunghi, si potrebbe stracciare il PRG e rifarlo totalmente d’accapo. Significherebbe prendere schemi, valutazioni, consulenze e gettare tutto bellamente nel tritacarte. Siamo realisti: una soluzione che accontenti tutti non esiste.

Attuare il PRG così come si presenta è probabilmente ormai improponibile. Sarebbe un obbligo burocratico, ma non verrebbe a risolvere i problemi della città, che ovviamente sono mutati e muteranno ancora nel tempo. Un nuovo PRG rischierebbe di dover ridefinire il volto di Torregrotta, andando a pestare molti piedi e bloccando sul nascere molti progetti edilizi.

Vi sarete chiesti, a questo punto della storia, se il procrastinare reiteratamente il PRG sia diventato a Torregrotta lo sport ufficiale. Inutile anche puntare il dito solo su chi c’è adesso. Rammentiamo che, prima dell’elezione di Caselli del 2006, il progetto di massima esisteva già da dieci anni. No, non è solo un problema dell’istituzione comunale. Poco o nulla possono pochi consiglieri d’opposizione che provano a far valere le proprie idee. È un problema più ampio, una questione di cultura e coscienza territoriale e urbanistica che riguarda anche e soprattutto i cittadini. Un concetto forse un tantino troppo complicato per essere anche solo preso in considerazione. Il limbo burocratico nel quale è caduto il PRG di Torregrotta sembra quindi andar bene ormai quasi a tutti.

L’ultimo capitolo della scena politica di Torregrotta è di poche ore fa. Il sindaco Caselli ha perso due consiglieri comunali, dichiaratisi “indipendenti” e sostanzialmente ora in contrasto con l’Amministrazione. Il primo cittadino non ha quindi più la maggioranza in aula. È stata revocata anche la nomina di un assessore e la situazione è oltremodo ingarbugliata. Si parla di una probabile mozione di sfiducia e di elezioni anticipate. È certo che per Torregrotta sono in vista settimane o forse addirittura mesi di “passione”.

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L’articolo è comparso in originale (ultimo paragrafo escluso) nel numero di autunno 2013 del periodico freepress d’inchiesta Settentrionale Sicula. È possibile leggere gratuitamente l’intero numero al seguente indirizzo internet:

http://issuu.com/settentrionalesicula/docs/settentrionale_sicula_inverno_2013

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