“Cangiari”, invece, vuol dire “Cambiare” in idioma calabrese e siciliano, una parola che risalta ancora una volta l’intenzione di sviluppare una moda etica e sostenibile al Sud. Ma non è solo l’aspetto etico a contraddistinguere il marchio, ma anche quello dell’artigianalità; Cangiari si distingue, infatti, per i suoi tessuti realizzati con il telaio a mano. Nel riprendere l’antica tradizione di tessitura calabrese, di origine grecanica e bizantina, si realizzano dei capi anche molto innovativi, impreziositi con accurate rifiniture sartoriali personalizzabili. La sostenibilità del territorio è un tema molto sentito nella lavorazione dei prodotti: tutti i tessuti di Cangiari sono fatti con materiali e colorazioni biologiche, certificati con il marchio internazionale “GOTS”. Il Gruppo GOEL si occupa non solo di moda etica ma anche di turismo responsabile, legalità, sviluppo locale, multimedialità, servizi sociali e sanitari.
Il direttore creativo del brand è Paulo Melim Andersson, che per primo attua nelle sue iniziative una fusione tra idee derivanti dalla sua tradizione ispano-svedese e quella calabrese: si passa dai tessuti di ginestra dell’Aspromonte alle passerelle della settimana della Moda milanese. Proprio a Milano qualche anno fa si è inaugurata la Prima Boutique del Lusso Etico Sociale ed Ecologico marchiata Cangiari. Il sito immobiliare milanese è stato confiscato alla ‘ndrangheta, segno di una proficua sperimentazione all’interno del mondo dell’economia sociale, realizzata in collaborazione con il Gruppo CGM, la più grande rete italiana di imprese sociali.
Recentemente sono stati pubblicizzati anche i lavori di Mirella Leone, una cittadina di Tiriolo, in provincia di Catanzaro, che terminati gli studi ha scelto di dedicarsi alla lavorazione, quasi dimenticata, di stoffe create con il telaio medioevale, realizzando i cosiddetti “vancàli”, pregiati scialli calabresi.
Tradizione ed evoluzione. Due parole, due significati intrecciati all’interno del marchio “Cangiari”.