“Operazione ONU-OPAC”: tutti i possibili retroscena sulle fasi di distruzione delle armi chimiche siriane in acque internazionali

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cape-rayRimane ancora top secret il percorso della nave Cape Ray, il container americano incaricato di imbarcare le armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro. L’operazione di trasbordo è già stata avviata nei giorni scorsi e sta continuando a creare dissapori tra gli enti locali. Anche i cittadini chiedono sempre maggiori rassicurazioni sull’operazione congiunta “Onu-Opac”.

Una cosa è certa, nel porto di Gioia Tauro saranno caricate a bordo della Cape Ray solo le sostanze più pericolose, provenienti dalla nave danese Ark Futura. Quest’ultima ha già caricato 27 tonnellate di materiale, solo una parte del totale, lo scorso 7 gennaio e attende al largo della Siria di potere imbarcare il resto solo quando le autorità locali lo avranno trasferito in modo del tutto sicuro dai depositi al porto di Latakia. La Ark Futura salperà poi alla volta di Gioia, scortata dalle navi militari di Russia, Cina, Danimarca, Norvegia , seguite successivamente da un’altra della Gran Bretagna.

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La nave predisposta all’imbarco dell’arsenale tossico è stata prontamente equipaggiata dalla U.S Army con due sistemi di idrolisi da campo, mirati a distruggere le sostanze chimiche in acque internazionali. L’idrolisi è un processo di reazione chimica che dovrà servire a diminuire la tossicità del carico.

Secondo una precisa scheda riportata sull’Huffington Post, in Italia sono attese 569 tonnellate di agenti chimici, che arriveranno del tutto sigillati secondo gli standard internazionali per la sicurezza del trasporto. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha chiarito in che modo il materiale verrà trasferito: “da nave a nave mediante appositi rotabili e senza stoccaggio a terra dei container”. L’operazione di trasbordo a Gioia Tauro non dovrebbe durare più di 16 ore.

Intanto la nave Cape Ray partirà dalla Virginia in questi giorni e ci metterà circa due settimane per arrivare nel Mediterraneo; i Paesi più coinvolti in questa ingente operazione marittima, oltre l’Italia che ha fornito il porto di Gioia Tauro, sono gli Stati Uniti D’America, la Gran Bretagna, la Finlandia, la Danimarca, la Norvegia, la Germania e la Cina. Per quanto riguarda i costi, solo dall’Italia arrivano 3 milioni di euro, altri 12 sono finora stati raccolti dal Trust Fund, costituito per finanziare l’impresa. Si attendono nuovi risvolti.

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