Oggi è “Venerdì 17”: un giorno come tanti?

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Siete tra quelli che non passano sotto la scala o che cambiano marciapiede se passa un gatto nero? Siete tra quelli che non si siedono all’angolo del tavolo perché vi hanno detto che non vi sposerete? Siete tra quelli che invitano vecchie zie e vicini di casa ai pranzi di famiglia pur di non essere in tredici a tavola? Siete tra quelli che ‘toccano ferro’ quando passa il carro funebre? Se vi riconoscere in questi piccoli gesti, allora di sicuro resterete chiusi in casa oggi dato che è venerdì 17, giorno che da secoli non gode di buona fama.

Si tratta di una diceria molto diffusa in Italia e in qualche altro paese cattolico. Esistono varie teorie sul perché il venerdì 17 sia un giorno sfortunato. Eccone alcune:

  • Per i greci seguaci di Pitagora, il 17 stava tra il 16 e il 18 che rappresentavano i quadrilateri perfetti;
  • I latini scrivevano sulle tombe la dicitura VIXI che significa ‘ho vissuto’ quindi sono morto, e VIXI è l’anagramma del 17 latino XVII;
  • Per i cristiani, Gesù morì di venerdì.

Ad alcuni farà sorridere, eppure questa superstizione popolare è talmente diffusa che la compagnia aerea di bandiera Alitalia non ha sedili al numero 17, pensando al terrore sul viso di qualche passeggero già traumatizzato dal volo in aereo che vede consegnarsi un posto lato finestrino al numero 17.

Proprio questi passeggeri sono forse gli autori di un altro rito scaramantico che spopola in aereo, ovvero, l’applauso al pilota al momento dell’atterraggio. Ok, è una sorta di sfogo liberatorio, ma allora perché non farlo anche quando si scende dall’autobus? Scendere incolumi dagli autobus di Roma, Napoli o Catania merita la standing ovation

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