I Bronzi di Riace tra passato e presente: il racconto di “Ulisse” trasmesso ieri sera su Rai 3

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Cultura, arte, tradizione, sono questi i principi che ha cercato di trasmettere ieri sera la trasmissione  “Ulisse, il piacere della scoperta”. Protagonisti della puntata, andata in onda in seconda serata, sono stati i Bronzi di Riace, commentati e analizzati da Alberto Angela, a partire dal loro ritrovamento fino ad arrivare alla definitiva sistemazione nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Il viaggio nel tempo ha avuto inizio il 16 agosto 1972, quando il giovane subacqueo Stefano Mariottini vide nei fondali di Riace Marina due blocchi di bronzo sotterrati dalla sabbia. Da quel momento in avanti sono stati avanzati, come ha ricordato Angela, numerosi dubbi sul ritrovamento, basati sulla presunta esistenza, insieme alle statue, di accessori preziosi che le corredavano. Si parla, infatti, di elmi, lance e scudi che sicuramente vennero costruiti secoli fa insieme ai Bronzi e che non si sa né come né quando sono andati scomparsi.  Sono molte le incongruenze nella testimonianza di Mariottini, riportata sui documenti ufficiali: innanzitutto, l’ignaro scopritore ricorda di aver visto sotto di sè un gruppo di statue con degli scudi, cosa poi avallata dalle autorità, che si dice abbiano suggerito proprio le parole da scrivere (“un gruppo”) per mettersi al sicuro nel caso in cui ci fossero mai stati altri eventuali ritrovamenti. Per quando riguarda lo scudo, il Mariottini stesso ha dichiarato di essersi sbagliato, anche se l’incertezza rimane ancora e, come si è percepito dalla ricostruzione fatta dallo speciale, è ancora oggi molto forte.

Le notizie già risapute dalla popolazione locale e non, sono state corredate da immagini e approfondimenti storici, atti a spiegare dettagliatamente gli usi e i costumi dell’epoca in cui vennero costruiti i Bronzi; ci si riferisce al V secolo a. C, secolo in cui la cultura ellenica era nel pieno del suo splendore, con le sue tradizioni, la sua arte, la sua paideia, che ha influenzato tutto il bacino del mediterraneo e non. Le cartine geografiche ricostruite appositamente per la puntata hanno mostrato ai telespettatori i percorsi che i greci percorrevano nel corso delle loro spedizioni per mare, spedizioni che si sono protratte fino alla Spagna, toccando persino la Corsica. Le città stato della Grecia antica si distinsero sempre per la loro supremazia nell’arte e nell’educazione, anche se molto spesso furono in lotta tra di loro. Parlare della guerra, che ha caratterizzato la maggior parte della storia dei popoli antichi, è stato ieri sera di fondamentale importanza per descrivere le fattezze che si presume avessero gli scudi e le armi che i Bronzi di Riace abbracciavano nel tempo in cui la loro magnificenza era al culmine. L’hoplon era quasi sicuramente lo scudo costruito per i due colossi, una pesante arma di difesa tipica della formazione guerriera spartana, la più forte e la più organizzata in battaglia. Le immagini hanno mostrato proprio come il peso degli scudi, degli elmi e delle spade spartane rappresentarono la grandezza dell’esercito di una delle più note polis greche.

Ma al di là del passato, è stato interessante osservare anche la modernità che adesso contraddistingue le due statue: il loro restauro, gli approfondimenti fatti sui materiali, i moderni ingegni che hanno permesso la costruzione dei piedistalli antisismici su cui sono adesso posizionati i Bronzi. Si è ricordato che, in seguito agli studi condotti presso il Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana, i due guerrieri, tornati a casa, furono affidati ai restauratori Paola Donati e Cosimo Schepis, i quali sono intervenuti in prima persona nello speciale di Alberto Angela proprio per sottolineare le particolarità dei materiali e delle fasi di costruzione che hanno portato all’assemblaggio definitivo delle due opere d’arte. È stato importante capire in che modo gli artisti di un tempo lavoravano il bronzo, fin dal suo più piccolo particolare (le labbra, i capelli, la barba) e come anche in tempi antichi si fossero già progettati sistemi di fissaggio di parti del corpo, come gli occhi, che hanno stupito persino i nostri esperti. Esperti che hanno stupito poi tutti noi con le modernissime piattaforme progettate per fissare le statue in modo che persino un più piccolo movimento sismico non le possa danneggiare. Le nuove basi antisismiche realizzate dall’Enea sono in marmo di Carrara, un materiale anche molto elegante e piacevole per gli occhi dei visitatori. Molto ingegnoso anche il meccanismo di fissaggio interno dei Bronzi, che permette ai due guerrieri di restare finalmente in piedi e mostrarsi in tutta la loro magnificenza. Certo il bronzo è ormai stato rovinato dalle acque marine, non ha più quel colore dorato di un tempo ma di sicuro le due statue possiedono un fascino che rimane immutabile nel tempo.

Secondo il parere del Ministro dei Beni culturali e del turismo Massimo Bray, interpellato durante la puntata dal conduttore Alberto Angela, e sempre presente durante le delicate fasi di preparazione a Palazzo Campanella e spostamento dei Bronzi al Museo, le due statue rappresentano “la vera sfida che il mezzogiorno lancia al mondo”; con queste parole si spera che la nostra cultura e la nostra arte tutta magno greca si possano sempre distinguere in Italia e, come dice Bray, nel mondo e non restare circoscritte nella seconda serata di un programma televisivo.

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