La vicenda è quella di una parte di ex LSU- 250 in provincia di Messina, 1500 in tutta la Sicilia e migliaia in tutta Italia – che circa 20anni fa vennero reclutati come addetti alle pulizie nelle scuole passando poi di governo in governo attraverso una serie di promesse mai mantenute. Qualche anno fa, nell’ambito delle procedure di razionalizzazione dei precari a diverso titolo legati alla Pubblica amministrazione, il ministero promosse l’esternalizzazione del servizio, la creazione di consorzi e il passaggio dei lavoratori ai consorzi che gestiscono il servizio partecipando a bandi di gara.
“Questo meccanismo ha in qualche modo funzionato garantendo un lavoro con retribuzioni seppure basse a questi lavoratori che nella sola provincia di Messina sono 250 grazie ai quali le scuole frequentate dai nostri alunni vengono pulite– spiega Carmelo Garufi, segretario generale della Filcams Messina-. Quest’anno però, a causa delle difficoltà di budget legate alle spending review che ha praticamente dimezzato le risorse, là dove il servizio è stato affidato, si è determinato un dimezzamento delle ore di lavoro con grave danno per i lavoratori ma anche le scuole dove già sono stati denunciati casi di emergenza sanitaria come riportato dalla stampa nazionale”.
Nei giorni scorsi, in vista della scadenza delle precedente proroga, il ministero ha informato le organizzazioni sindacali dell’intenzione di procedere con un’ulteriore proroga a partire dal 1° marzo abbattendo però le risorse.
“Si parla di un dimezzamento delle ore e delle retribuzioni che già oggi si attestano al di sotto degli 800 euro mensili- spiega Garufi-.Come devono fare queste persone che da oltre 20 anni vivono in questa condizione sospesa aspettando quella regolarizzazione promessa di anno in anno, di governo in governo? Qui rischiamo una vera emergenza sociale che non possiamo permetterci”.
La Filcams Messina ha quindi scritto al Prefetto una nota denunciando la drammaticità della condizione di questi lavoratori e sollecitando, anche alla luce dell’importanza del servizio che svolgono, un intervento chiaro e forte presso il ministero.
“Nei prossimi giorni se dal ministero dell’istruzione non dovessero arrivare notizie confortanti – spiega Garufi- saremo costretti a passare a forme di protesta più incisive ed eclatanti perché non si può pensare di fare risparmi penalizzando sempre le stesse categorie, da un lato i lavoratori più deboli, dall’altra i bambini e i ragazzi che frequentano le scuole pubbliche” .