Il mistero che avvolge la morte del giudice Maremmi ha finalmente imboccato la strada giusta.
Termina così la prima puntata de Il Giudice Meschino, in onda su Rai Uno.
Il bravo Luca Zingaretti veste i panni del giudice Alberto Lenzi, un uomo poco serio sul lavoro e nella vita privata all’inizio della storia, ma che matura professionalmente dopo la morte del caro amico Maremmi, assassinato da ignoti a bordo di un motorino.
La storia vede quattro omicidi, quella di un giovane biologo, del giudice Maremmi, e dei fratelli Ciccio e Totà Manto, apparentemente slegati tra loro, intrecciarsi sotto l’occhio via via più attento del giudice Lenzi, alias Zingaretti, che nella prossima puntata sicuramente risolverà il caso.
Un giallo che unisce vendette mafiose, quelle della ‘Ndrangheta calabrese con le sue lotte interne, al neo filone dell’ecomafia.
La rapidità delle scene, per esigenze di copione, lasciano poco rilevo alle personalità mafiose della fiction tratta dalla penna dello scrittore Mimmo Gangemi, ma si evince bene la lotta tra la vecchia mafia calabrese impersonata da Don Mico Rota, i cui ‘valori’ mafiosi sono quelli del rispetto e dell’onore da propugnare anche in carcere, e la nuova generazione mafiosa tramite il personaggio di Don Pasquale Rezza, che usa tattiche personali di vendetta non condivise dalla vecchia guardia. Così come poco è lo spessore dato al giudice Maremmi, simbolo però di una giustizia che deve essere più tutelata.
Non è dato molto rilievo al dialetto calabrese, dato che il film è indirizzato al pubblico nazionale, mentre per le fiction di mafia siciliana, il pubblico ha ormai l’orecchio allenato e certe frasi non suscitano più sentimenti di incomprensione; pertanto, ne Il Giudice meschino, ci sono solo alcuni intercalari che rendono colorito, ma non troppo criptico, il linguaggio degli attori.
I luoghi in cui si muove il giudice Lenzi sono ovviamente i più belli dello Stretto: il lungomare di Reggio, il Duomo di Messina e il suo porto, tanto per fare citarne alcuni. Tuttavia, vengono amalgamati e fusi in modo da formare un unico spazio urbano in cui si snoda la vicenda.
Realistici i personaggi calabresi che appaiono nella storia, come il proprietario del frantoio Giuseppe Salemi e la moglie, un po’ abbruttiti nell’aspetto e con dei tratti somatici che ricalcano molto lo stereotipo del meridionale tipo, come la pelle olivastra e l’aspetto robusto.
La nota elegante della fiction è, invece, il personaggio di Luisa Ranieri, maresciallo dei Carabinieri, che indossa la divisa ma coltiva desideri legittimi di matrimonio e famiglia, a cui invece si sottrae Lenzi.
Domani sempre su Rai Uno, la seconda puntata alle 21:10.