L’istruzione in Sicilia tra abbandono scolastico e crisi sociale, il dossier della FLC CGIL

StrettoWeb

La Federazione lavoratori della Conoscenza FLC della Cgil Sicilia ha presentato un dossier che fotografa la situazione dell’ istruzione scolastica nell’isola.

Esiste una questione meridionale anche per l’istruzione e l’università, non possiamo più accettare che il divario col resto del paese si allarghi, esigiamo dunque risposte immediate dalla politica, da governo nazionale e da quello regionale”: lo ha detto Giusto Scozzaro, segretario della Flc Cgil Sicilia aprendo il congresso regionale della categoria.

Un giudizio supportato dai dati che disegnano un quadro impietoso dello stato del sistema istruzione in Sicilia. Oltre alla crisi sociale ed economica dell’isola, in Sicilia “i livelli di istruzione della popolazione sono al di sotto della media nazionale per quanto riguarda il numero dei laureati (12,6% contro 14,5%), per i diplomati (30,9% contro 32,5%) e per la popolazione adulta con qualifica professionale (2,2% contro 6,9%). Più alta invece la percentuale di licenze di scuola primaria (17,4% contro 12,6%) e la percentuale di licenze della superiore di primo grado (37.1% contro 33,5%).”

I consumi culturali – ha aggiunto Scozzaro – assieme all’uso delle nuove tecnologie vedono inoltre la Sicilia a livelli molti bassi, rispettivamente il 31,5% e il 17,1%”.

Dal dossier della Flc emerge inoltre che gli alunni che abbandonano gli studi senza conseguire un diploma o una qualifica di secondo livello sono il 26,5% contro la media nazionale del 19,2% e che le immatricolazioni nelle Università siciliane hanno subito una contrazione del 20% negli ultimi tre anni, “una percentuale molto alta- ha detto il segretario della Flc- che occorre frenare con un provvedimento legislativo. Alla radice di questi problemi c’è lo stato di precarietà di tutto il sistema della conoscenza”.

Per quanto riguarda gli asili nido sono in numero insufficiente rispetto alla popolazione, come poche le sezioni di scuola dell’infanzia, con oltre 15 mila bambini che non frequentano. La Flc ha calcolato che nella scuola primaria la sostanziale mancanza del tempo pieno fa sì che in pratica gli alunni siciliani nei 5 anni facciano 2.145 ore di lezione in meno rispetto ai coetanei del nord, pari a 2,5 anni. Anche nella scuola media il tempo prolungato è residuale.

La Cgil, assieme alla Rete degli studenti, ha presentato a dicembre all’assessore regionale all’istruzione una legge regionale sul diritto allo studio e di questa sollecita l’immediata approvazione. “Non si va scuola anche a causa dei trasporti che mancano per i tagli ai Comuni e perché, come ha denunciato il sindaco di Floridia, le famiglie disagiate non possono pagare 60 euro al mese di abbonamento”.

Per quanto riguarda ricerca e innovazione la Flc chiede il varo della legge che giace all’Assemblea regionale siciliana e la costituzione di Polo unico della ricerca scientifica, utilizzando il patrimonio immobiliare dismesso.

Condividi