‘Ndranghetisti mai nella stessa cella. Lia Staropoli: “operato carcere Vibo è irreprensibile”

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carcereL’operato del Direttore e del Comandante di Polizia Penitenziaria del Nuovo Complesso Penitenziario di Vibo Valentia non può essere messo in discussione“. L’ha scritto Lia Staropoli, presidente dell’associazione “ConDivisa – Sicurezza e Giustizia“, che si muove a sostengo delle Forze di Polizia. La Staropoli si riferisce al recente suicidio, avvenuto ad inizio febbraio, di un detenuto all’interno della casa circondariale di Vibo. Un suicidio che un altro detenuto, Raffaele Fiumara, legato al clan Mancuso di Limbadi, attraverso le pagine del Quotidiano della Calabria, ha definito evitabile. Lo stesso Fiumara ritiene iniqua la norma che costringe gli stessi carcerati a non poter condividere la cella con i propri parenti.

È in realtà una ben precisa scelta del direttore del Nuovo Complesso Penitenziario, Mario Antonio Galati, e del Comandante della Polizia Penitenziaria di Vibo Valentia, commissario Domenico Montauro. Come sottolinea la stessa Staropoli, mettere insieme nella stessa cella i parenti, scelta già “suscettibile di valutazione per i detenuti comuni, non è auspicabile per i reclusi per reati di mafia, e della ‘ndrangheta in particolare che si basa proprio sulle ‘ndrine che corrispondono alle famiglie di sangue“.

La storia ci insegna – continua la Staropoli -, con l’ Operazione ‘All Inside’, con l’Operazione ‘Inferis’, con l’ Operazione ‘Golem’ ed altre, che boss ed affiliati della mafia detenuti riescono a trovare codici o complici all’interno o all’esterno per comunicare e continuare a dare disposizioni ai propri adepti“.

Mi dispiace per il detenuto che si è tolto la vita – conclude la Staropoli -, le carceri italiane sono sovraffollate ed inospitali. Si devono costruire nuove celle, assumere Poliziotti Penitenziari e favorire l’integrazione dei detenuti nel contesto sociale con il lavoro e non facilitarne l’inserimento nei sistemi criminali“.

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