È in realtà una ben precisa scelta del direttore del Nuovo Complesso Penitenziario, Mario Antonio Galati, e del Comandante della Polizia Penitenziaria di Vibo Valentia, commissario Domenico Montauro. Come sottolinea la stessa Staropoli, mettere insieme nella stessa cella i parenti, scelta già “suscettibile di valutazione per i detenuti comuni, non è auspicabile per i reclusi per reati di mafia, e della ‘ndrangheta in particolare che si basa proprio sulle ‘ndrine che corrispondono alle famiglie di sangue“.
“La storia ci insegna – continua la Staropoli -, con l’ Operazione ‘All Inside’, con l’Operazione ‘Inferis’, con l’ Operazione ‘Golem’ ed altre, che boss ed affiliati della mafia detenuti riescono a trovare codici o complici all’interno o all’esterno per comunicare e continuare a dare disposizioni ai propri adepti“.
“Mi dispiace per il detenuto che si è tolto la vita – conclude la Staropoli -, le carceri italiane sono sovraffollate ed inospitali. Si devono costruire nuove celle, assumere Poliziotti Penitenziari e favorire l’integrazione dei detenuti nel contesto sociale con il lavoro e non facilitarne l’inserimento nei sistemi criminali“.