Rossano, ospedale Giannattasio alla deriva: da incubo il servizio di pronto soccorso

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L’ospedale civile Giannattasio di Rossano Calabro sembra essere finito in un infernale girone dantesco. Ieri evidenziavamo la situazione di stallo del servizio di diagnosi Tac, per la mancata manutenzione del macchinario, in disuso ormai da più di un mese, ma era solo la “punta dell’iceberg”.
Il Giannattasio, in occasione della predisposizione del piano di rientro sanitario, che era stato previsto per la riorganizzare la rete ospedaliera al fine del raggiungimento degli obiettivi di risanamento da disservizi e sprechi, era stato riconosciuto come centro “spoke”, ovvero come presidio di collegamento tra territori diversi della stessa area, con specialità sanitarie di media complessità nel trattamento delle patologie e con DEA (dipartimento di emergenza accettazione).
Questo riconoscimento, tra l’altro, è stato possibile solo dopo la chiusura dei nosocomi di Trebisacce e Cariati, la cui utenza sarebbe potuta ricorrere appunto al Giannattasio, che secondo l’indagine di riordino sanitario, possedeva tutti i numeri per diventare centro di assistenza sanitaria su vasto territorio.
In realtà i posti letto garantiti dall’ospedale civile di Rossano sono lontani dagli standard richiesti dalla legge; 211 posti letto a fronte degli almeno 445 necessari, secondo un rapporto di 3,2 posti letto ogni mille abitanti, percentuale ridotta in Calabria al 2,5 e comunque, per un totale di 190 posti in meno rispetto a quelli ritenuti necessari dal DPGR 104/2012.
La situazioni di più immediata emergenza adesso, è rappresentata dal pronto soccorso, che da anni, ormai, versa in una situazione di precarietà che stenta ad essere risolta.
Da più parti viene denunciata l’inadeguatezza dei locali la carenza del personale, troppo piccoli e troppo pochi per garantire la sicurezza e l’assistenza ai cittadini di tutta la fascia jonica e del territorio montano nel distretto Rossano-Corigliano.
Fin dal 2012 si chiedevano interventi strutturali per ampliare i locali destinati al servizio di assistenza ed emergenza, quelli attuali non hanno ricambio d’aria e diverse segnalazioni arrivano sull’impraticabilità dei servizi igienici e sul sistema di ventilazione inadeguato.
Il pronto soccorso conta solo cinque posti letto, occupati in media da una dozzina di pazienti che insieme ai parenti che entrano ed escono indisturbati in assenza di un efficiente servizio di accettazione e vigilanza, rendono il presidio molto più simile ad un ospedale da campo che ad uno cittadino.
Il personale infermieristico è carente, il Direttore Generale aveva annunciato la messa in mobilità verso il Giannattasio, di almeno 4 unità, ma al momento solo una di essa è in servizio al pronto soccorso in quanto: una assente perché risulta in stato di gravidanza, una dopo un periodo di malattia non si è più recata a lavoro ed un’altra è stata inspiegabilmente veicolata nel reparto di ortopedia.
Questa grave situazione viene fronteggiata, ormai come prassi, ricorrendo al lavoro straordinario di personale medico ed infermieristico di istanza presso altre U.O. costringendo a turni di lavoro insostenibili (anche più di 18 ore), proprio in un settore come quello sanitario che richiede lucidità e prontezza di riflessi.
Anche il servizio di 118 risente della cattiva organizzazione e della mancanza di personale. Tutti i nominativi in graduatoria non vengono chiamati e si deve ricorrere ad un coordinamento del personale di istanza in diversi presidi sanitari, anche piuttosto distanti tra loro.
Basta pensare che fino al 1° marzo scorso, per il servizio di trasferimento pazienti in ambulanza, gli infermieri in pronta disponibilità erano quelli di Cariati, l’autista e l’ambulanza di Rossano, pertanto, l’autista da Rossano andava a Cariati a prendere l’infermiere, tornavano all’ospedale Giannattasio a prendere il paziente e poi si recavano nel nosocomio destinatario del trasferimento. Fatto ciò l’autista accompagnava a Cariati l’infermiere e poi ritornava in sede a Rossano, per un totale di un minimo di 4 ore, con uno spreco di energie e danaro (l’ambulanza viene concessa in noleggio, perciò a pagamento) inaccettabile.
Bisogna risolvere la situazione con interventi strutturali ed organizzativi massicci, non importa quanto danaro andrà speso, ciò che conta è che il malato riceva le cure necessarie in un ambiente adeguatamente allestito, trovando personale medico competente.
Non si può parlare di razionalizzazione delle risorse se questa viene fatta senza garantire i requisiti LEA (livelli essenziali di assistenza) così come sono tati individuati dalla legge.
Una situazione paradossale quella dell’Ospedale di Rossano, ma che certo non è l’unica in Calabria. Tali disservizi si verificano anche in presidi più grandi che operano in territori a più alta densità di popolazione e che dovrebbero, quindi, garantire standard di qualità ancora più elevati.

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