Le disattivazioni, che hanno riguardato molteplici aree disciplinari, hanno tenuto conto di un indice di attrattività dei corsi stessi e, inoltre, della compatibilità dell’attività didattica potenzialmente erogabile con le risorse umane dell’Ateneo.
Una riforma inedita rispetto al passato. Sono stati riproposti, infatti, soltanto il 48% dei corsi attivi nello scorso anno accademico (45 su 87) e sono state apportate modifiche sostanziali a quasi il 40% dei corsi che saranno attivati nel prossimo A.A. (29 su 74).
Tra le novità, anche due corsi in lingua inglese, uno in ambito informatico e l’altro in ambito economico.
L’opera di razionalizzazione rappresenta il punto di arrivo di un confronto serrato che ha visto protagonisti tutti i Dipartimenti dell’Ateneo, il Nucleo di Valutazione e il Presidio di Qualità.