“Si tratta di un rapporto tra due essere umani, in un’alternanza tra orribili accuse reciproche e momenti di dolcezza. Insomma, si tratta della vita: con “Mathilde” abbiamo portato la vita in teatro”: il regista Michelangelo Maria Zanghì è assolutamente convinto del fatto che questo testo del 2003 scritto da Veronique Olmi – per altro messo in scena in una traduzione dello stesso Zanghì – sia una scelta vincente, con l asso nella manica delle musiche di Chiara Pollicita e un cast composto da Gianni Fortunato e Isabella Giacobbe.
Mathilde è una scrittrice appena uscita di prigione, dove è stata rinchiusa in seguito a una scandalosa relazione con un ragazzo di quattordici anni. Pierre, suo marito, è un oncologo: uomo razionale e conformista, non si capacita del comportamento della moglie e, quando Mathilde torna a casa inaspettata, l’accoglie come un’estranea. I due coniugi cominciano con fatica a parlarsi, poi prendono gusto a ferirsi reciprocamente, ma infine si insinua sempre più forte la volontà di cercare le ragioni della loro convivenza, e di verificare se le ferite nel loro amore possano rimarginarsi.
“È spettacolo estremamente brutale; il tema del tradimento è sempre difficile da affrontare in teatro – prosegue Zanghì – poiché si rischia facilmente di cadere in banalità. eppure qui lo spettatore non è portato a schierarsi dalla parte del marito tradito, ma cerca quasi di comprendere – se non di giustificare – l’atto della protagonista. Anche per questo il mio lavoro di regista è stato davvero molto stimolante”.
Con Gianni Fortunato e Isabella Giacobbe
regia di Michelangelo Maria Zanghì
musiche di Chiara Pollicita
aiuto regia Caterina Sfravara
Backstage Antonino Ferraro, Giuseppe Contarini
INFO
Riduzioni per giovani e studenti universitari
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