Caso Scajola: ecco chi è Amin Gemayel, tutti gli intrecci tra l’Italia e il Libano

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AmeenAlgameel(1)La trama perfetta per un romanzo. Storie che si intrecciano dall’Italia al Libano, dalla Calabria a Beirut passando per Roma, riemerse con l’arresto di Claudio Scajola, accusato di voler favorire la fuga in Libano di Amedeo Matacena. E che arrivano un mese dopo il fermo a Beirut di Marcello Dell’Utri. Trait d’union la figura di Amin Gemayel, evocato in entrambi i casi, affollati di personaggi che – in alcuni casi – appartengono a dinastie o ‘clan’ che hanno fatto la storia di questo o quel Paese o che in qualche modo la faranno. Il personaggio ricorrente e’ Gemayel, ex presidente della Repubblica Libanese e uno dei simboli del fronte antisiriano in quel Libano che subisce le conseguenze dirette e indirette del sanguinoso conflitto nella vicina Siria e che sembra essere una delle mete preferite per le fughe. In queste ore, apprende Aki – Adnkronos International, il primo pensiero di Gemayel sono pero’ le elezioni presidenziali in Libano. Due giorni fa e’ saltata anche la terza votazione in Parlamento per mancanza del quorum. Una nuova sessione parlamentare per l’elezione del nuovo capo di Stato, che deve essere un cristiano maronita, e’ stata fissata per il 15 maggio. Il 25 terminera’ il mandato del presidente Michel Suleiman e anche il patriarca cattolico maronita libanese Beshara al-Rahi e’ in allarme per il rischio che il presidente non venga eletto, che i leader politici rivali non riescano a convergere su un nome di ”compromesso”, e che quindi le funzioni passino all’esecutivo. Secondo il giornale al-Akhbar il patriarca avrebbe persino avanzato l’ipotesi di estendere il mandato di Suleiman. Mentre l’Italia parla di lui, Gemayel ”lavora alle presidenziali”, come riferiscono fonti bene informate ad Aki. Ed e’ impegnato in intensi colloqui con i leader politici cristiani del Libano. L’obiettivo sarebbe sostituire Samir Geagea, leader delle Forze libanesi, candidato sinora sostenuto dalla coalizione del 14 Marzo. Ma torna anche il nome del generale Michel Aoun. Il personaggio Gemayel fa la sua comparsa dietro alle quinte delle vicende italiane quando esplode il caso della fuga in Libano di Marcello Dell’Utri, che, secondo alcuni giornali italiani, sarebbe stato inviato a Beirut da Silvio Berlusconi d’accordo con il presidente russo Vladimir Putin per sostenere il politico libanese in vista del voto. In un comunicato inviato ad Aki venne invece smentito ”in maniera categorica quanto riportato dai media italiani e ripreso da alcuni organi di informazione libanesi riguardo l’elezione del presidente della Repubblica libanese e il presunto ruolo di Putin e Berlusconi a sostegno del presidente Amin Gemayel”. Putin e’ notoriamente uno dei piu’ forti alleati del regime di Bashar al-Assad in Siria – che per 29 anni ha esercitato una tutela politico-militare sul Libano – e Gemayel e’ uno dei principali avversari di Assad. Aoun e’ invece di fatto sostenuto da Hezbollah, tradizionalmente sostenuto dalla Siria e con le milizie coinvolte nel conflitto nel Paese arabo al fianco delle forze del regime di Assad. E’ piu’ di 30 anni fa comunque che la storia politica di Amin Gemayel, nato nel 1942 a Bikfaya (nel distretto cristiano del Metn), si intreccia con l’Italia. Gemayel era presidente del Libano (1982-’88) quando Bettino Craxi era presidente del Consiglio (1983-’87) e Giulio Andreotti era ministro degli Esteri, all’epoca in cui Franco Angioni fu a capo della missione italiana ‘Libano 2′ (1982-’84), che ricadeva sotto l’ombrello di Unifil. Quella dei Gemayel in Libano e’ una dinastia politica – segnata dal sangue – che ha fatto storia del Paese. Pierre Gemayel, fondatore del partito delle Falangi e padre di Amin, e’ stato uno dei protagonisti del Paese dei Cedri prima della guerra civile (1975-’91). L’ex presidente Bashir Gemayel, fratello di Amin, e’ stato ucciso in un attentato nel 1982. Stessa sorte e’ toccata nel 2006 a Pierre Gemayel, ministro dell’Industria e figlio di Amin. Amin Gemayel e’ un uomo che sa bene cosa sia l’esilio lontano dalla patria. E anche per questo, durante la sua visita a Roma di fine febbraio, ha ricordato Craxi – davanti alla figlia Stefania nella sede della Fondazione Craxi – come ”una grande persona, di grande valore a livello intellettuale e politico”, un ”personaggio che ha dimostrato grande abnegazione devozione e che merita rispetto e riconoscenza”. Gemayel, che per sua stessa recente ammissione non ama impicciarsi degli ”affari interni” di altri Paesi, e’ vice presidente dell’Internazionale democristiana ed e’ impegnato – come ha scritto di recente il giornale libanese L’Orient Le Jour – nel rilancio della ‘Maison du Future’, centro di ricerca da lui fondato negli anni Ottanta. Esattamente un anno fa, il 9 maggio del 2013, Gemayel era al cimitero del Verano a Roma sulla tomba di Giulio Andreotti, suo ”grande amico personale e del Libano”, un ”grande campione dei diritti umani e della pace”. Il primo incontro con il senatore scomparso il 6 maggio dello scorso anno risale alla fine degli anni Settanta. Ad accompagnare Gemayel sulla tomba di Andreotti, come spesso accadrebbe durante le ‘vacanze romane’, c’era Vincenzo Speziali.

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