“Eurodeputato, quanti mi costi!”: tra pensioni e “buonuscite” paghiamo 400 milioni di euro ai non rieletti

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E meno male che l’Europa voleva farci stringere la cinghia! Altro che austerity, altro che spread, a quanto pare i costi della politica non sono solo un problema di Palazzo Madama, ma anche per Strasburgo, dove gli europarlamentari percepiscono una lauta “buonuscita” nel caso di mancata rielezione.

Mica potevamo lasciarli andare via così, poverini!  Secondo la definizione fornita da Bruxelles si tratta di un “incentivo al reinserimento lavorativo”; così gli ex parlamentari europei sarebbero da considerare come degli “esodati” da circa 8000 euro al mese, ovviamente pagati con soldi pubblici.

Questo “trattamento di fine rapporto”, chiamiamolo così, viene riconosciuto e pagato senza che gli europarlamentari debbano pagare alcun contributo, così come già avviene per le pensioni.

Le cifre di cui parliamo sono del tutto ragguardevoli, si va dai 40.000 euro per una legislatura fino a 200.000 euro per il cumulo di più legislature.

I Fondi dell’Unione Europea pagano tra pensioni, a volte doppie (quella erogata dallo stato di provenienza e quella pagata direttamente dall’Ue) e “buonuscita” circa 400 milioni di euro, e chiaramente, ogni anno i costi salgono con l’introduzione nel circuito di nuovi eurodeputati che immediatamente si accodano ai veterani nell’acquisire il diritto alle “munifiche” corresponsioni europee.

È giusto far pagare ai contribuenti queste faraoniche prebende? Dite che è giusto far pagare la “buonuscita” agli europarlamentari non rieletti ad un operaio che non riesce a fare la spesa per sfamare la propria famiglia? Quando rivendicavamo l’intervento dell’Europa per sconfiggere la disoccupazione e rendere equo il sistema pensionistico, non intendevamo proprio questo!

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