Europee, adesso gli euroscettici scuotono l’Ue: “siamo estremamente preoccupati”

StrettoWeb

“Siamo estremamente preoccupati”. Cosi’ il presidente uscente della Commissione Ue, Jose’ Manuel Barroso, il giorno dopo il terremoto euroscettico e anti-austerity scaturito dai risultati delle elezioni europee, ha dato voce all’inquietudine dei governi di mezza Europa – da Parigi a Londra, da Madrid ad Atene – per un fenomeno che li ha notevolmente indeboliti e che comunque cambia gli equilibri interni ed esterni. Un coro a cui si e’ unita anche Berlino tracciando nuovi scenari per alleanze a geometria variabile in vista di appuntamenti cruciali con il ‘pacchetto nomine’ ai vertici delle istituzioni europee – di cui si parlera’ gia’ domani in occasione di un vertice informale a Bruxelles – e con il dibattito sulle politiche di austerita’. In questo contesto, l’Italia di Matteo Renzi, con la valanga di consensi raccolti dal Pd, e’ un’eccezione positiva che le offre la possibilita’ di assumere un ruolo da protagonista nella svolta che in molti ritengono indispensabile nelle politiche europee, a partire dallo stop a un’austerity ampiamente bocciata dall’elettorato. Un ruolo quasi obbligato dopo che il Pd e’ diventato il principale azionista di riferimento all’interno del gruppo dei socialdemocratici europei e in vista della funzione di presidente di turno dell’Ue che Renzi assumera’ dal primo luglio prossimo. Consentendogli di giocare in attacco anche la partita per le nomine, sia per quanto riguarda la scelta del prossimo commissario europeo che i vertici di Commissione, Consiglio (per il quale e’ riemerso il nome di Enrico letta), Parlamento ed Eurogruppo. Del resto, dopo il messaggio di protesta ‘forte e chiaro’ giunto dalle Europee, ora il terreno e’ ancora piu’ fertile per mettere in campo azioni a livello europeo per favorire la crescita e l’occupazione. A cominciare da Parigi, dove, dopo la batosta subita dal governo socialista a opera del Front National, il premier Manuel Valls si e’ detto convinto che l’Europa puo’ e deve “essere riorientata”. E perfino Angela Merkel, la principale paladina dell’austerita’ che oggi ha giudicato “deplorevole” l’avanzata degli euroscettici, ha indicato in politiche per la crescita e il lavoro “la migliore risposta al fenomeno”. Maggiormente disponibile ad adoperarsi per una svolta nelle politiche Ue potrebbe essere anche Madrid. In Spagna sia il partito popolare al potere, sia i socialisti all’opposizione sono stati duramente sanzionati dagli elettori. Cosi’ come Lisbona, appena uscita da una pesante cura da cavallo imposta dalla Troika. Per non parlare della Grecia, dove Alexis Tsypras, il leader di Syriza, partito della sinistra radicale che ha vinto le elezioni, ha chiesto le dimissioni del governo Samaras, accusato di aver messo in ginocchio il Paese applicando il risanamento chiesto da Bruxelles. Piu’ complessi i rapporti con il governo di Londra, sotto shock per la vittoria dell’Ukip. Il premier David Cameron, incalzato dal successo della formazione euroscettica di Nigel Farage, sara’ ancor meno disponibile del solito a trovare intese con i partner europei. Specie nel negoziato che si aprira’ a partire da domani sul pacchetto nomine e sulla candidatura del popolare Jean Claude Juncker, uscito vincente dalla tornata elettorale, per la successione a Barroso nella guida della Commissione Ue. E in merito alla quale ha gia’ chiesto di tenere ai primi di giugno un mini-summit in Svezia con i colleghi di Berlino, l’Aja e Stoccolma. Nomine a parte, e’ pero’ nella ricerca di maggiore flessibilita’ della disciplina che governa la gestione de conti pubblici che si gioca la partita per allentare la morsa dell’austerity. Oggi un’apertura in questo senso e’ arrivata dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselboem, esponente di un altro Paese, l’Olanda, dove portabandiera dell’euroscetticismo e’ il leader populista Geert Wilder. “Se un Paese fa riforme che si riflettono positivamente sul bilancio, potrebbe essere compensato attraverso maggiore flessibilita’ di bilancio”, ha detto.

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