Messina, Circolo Arci Thomas Sankara: “Nuove proteste al Palanebiolo”

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Sono riprese le proteste al Pala Nebiolo. Il Circolo Arci Thomas Sankara fa sapere, tramite una nota che, intorno alle ore 9.00 di oggi mercoledì 14 maggio, i richiedenti asilo del Palanebiolo muniti di fischietti e cartelli hanno  manifestato all’interno della tendopoli: “Non abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di andare via da qui  (On n’a pas besoin de vous, on n’a besoin de partir)”. Le  denuncie sono sempre le stesse: le condizioni di invivibilità della tendopoli (servizi igienici inadeguati e acqua calda insufficiente per tutti, alte temperature nelle tende), mancanza di denaro (sostituito da pacchetti di sigarette e carte telefoniche, in assenza peraltro di cellulari o telefoni con cui chiamare l’esterno); cibo inadeguato per quantità e qualità, abbigliamento inadeguato, somministrazione di un unico farmaco generico, mancanza di orientamento giuridico, permanenza indeterminata nel centro. Tutto ciò conferma la mancanza di controlli sul rispetto della convenzione  siglata tra l’ente gestore e la prefettura, malgrado l’esposto presentato alla Procura della Repubblica e le numerose testimonianze dei richiedenti asilo sulle violazioni degli standard minimi di accoglienza.  A oltre sette mesi dall’avvio di questa esperienza concentrazionaria, nata all’insegna dello “stato di eccezione” e “dell’emergenza”, non è più possibile credere che sia la contingenza a determinare le condizioni di vita all’interno del Palanebiolo. Queste condizioni si sono infatti cronicizzate e descrivono la “normalità”.
Il Circolo Arci Thomas Sankara ribadisce la necessità di porre fine all’esperienza di in-accoglienza  del Palanabiolo sostenendo la protesta dei richiedenti asilo ed invita la città a solidarizzare e chiedere il rispetto dei diritti umani. Prova ne è il fatto che i “centri di smistamento” non sono previsti da nessuna legge e regolamento nazionale o internazionale e i tempi di permanenza sospendono colpevolmente la procedura per l’accesso alla protezione internazionale. Riteniamo – conclude la nota –  infine che l’accoglienza “diffusa” costituisca l’unica alternativa possibile; la creazione di un sistema nazionale di prima e seconda accoglienza rispettoso degli standard europei  non può essere più rinviato.

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