Calabria: l’onorevole Giordano parla dei rischi della nuova riforma elettorale nella regione

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‘La recente legge regionale n° 8 del 6 giugno 2014 sulle nuove modalità per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale presenta evidenti vizi di incostituzionalità e non mi meraviglierei di una imminente impugnazione presso la Consulta da parte del Governo nazionale.’

Il consigliere regionale Giuseppe Giordano (nella foto), dopo una forte battaglia in assise regionale tendente a bloccare l’iter di una proposta legislativa , ritorna sul tema di una riforma che rischia di gettare in un pantano istituzionale l’ente Regione.

Già durante i lavori, sottolinea Giordano, mi sono fatto promotore con altri colleghi di una pregiudiziale di incostituzionalità della proposta di legge richiedendo un voto per appello nominale affinchè i calabresi potessero conoscere i consiglieri regionali favorevoli o contrari alle nuove norme, le quali violano diversi  principi costituzionali e in particolare le norme inerenti alla soglia di sbarramento, al voto congiunto, alle circoscrizioni territoriali, alla doppia preferenza di genere.’

Al di là delle  reali motivazioni che sottendono alla scelta della maggioranza del governo regionale ad apportare delle modifiche alle regole del gioco in prossimità della chiusura della legislatura, non ultima quella paventata da alcuni di allungare l’agonia sino alla scadenza naturale, è indubbio, che vi siano  i presupposti tecnici perché la Vicepresidente On.le Stasi ai sensi dell’art. 2 della nuova legge, sentito il Presidente del Consiglio e d’intesa con il Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, fissi immediatamente le elezioni che si dovranno tenere subito dopo la stagione estiva.  Una eventuale e probabile impugnazione  della legge  non permetterebbe quasi sicuramente di attendere le decisioni della Corte Costituzionale in tempi brevi e necessariamente, per evitare situazioni di ingovernabilità in futuro, il Consiglio regionale dovrebbe essere convocato per apportare le modifiche all’articolato normativo oggetto della censura governativa. Ciò, puntualizza Giordano, al fine di evitare che si vada al voto con una legge elettorale che possa poi essere dichiara incostituzionale dopo  lo svolgimento delle elezioni.

Tale eventualità determinerebbe, precisa Giordano, una ingovernabilità della regione per un lungo arco temporale, tenuto conto che per le elezioni regionali non è scontato che valga il principio di conservazione ,affermato dalla Corte Costituzionale quando si è occupata del “porcellum”, secondo la formula della c.d. salvezza dei rapporti esauriti. Non è automatico che  la decisione che si assume di annullamento delle norme censurate produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale; nella sostanza, evidenzia il consigliere regionale, il principio di continuità dello Stato (in generale, e delle Camere in particolare)affermato dalla Corte Costituzionale potrebbe non essere applicabile  alle  assemblee rappresentative territoriali che non godono del medesimo privilegio garantito  al Parlamento nazionale.’

In tale ipotesi il Consiglio regionale non potrà essere salvaguardato mediante un’applicazione pedissequa del principio della salvezza dei rapporti esauriti con conseguenze incalcolabili per la governabilità di una regione attraversata da una profonda crisi socioeconomica e costretta a vivere in un limbo istituzionale per lungo tempo. Questi, conclude Giordano, sono i reali problemi su cui confrontarsi , non certamente la questione  sulla firma del decreto da parte del vicepresidente della Giunta per la indizione delle primarie per le quali, invece, appare necessario valutare la sostenibilità dei costi, che appaiono spropositati e incomprensibili per i tanti cittadini calabresi che hanno visto negli anni una forte riduzione delle risorse  nel campo del welfare‘.

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