La sua fama nel poker è dovuta al famoso sonetto “Se fossi foco”, che egli compose appena uscito malamente in bolla [1] da un torneo, con in mano una coppia di assi, contro un nobile senese che era considerato il giocatore più scarso della Toscana (tant’è che avrebbe poi dilapidato al gioco tutti i suoi averi) il quale aveva chiamato la sua puntata con 2 e 7 [2], realizzando poi un full.
Cecco uscì talmente incazzato dal torneo, che imprecò per almeno un’ora e se ne andò scalciando ogni oggetto che gli capitava davanti, per rifugiarsi nella prima osteria che incontrò per strada.
Dopo aver bevuto alcuni litri di Chianti, ebbe un’ispirazione poetica e cominciò a recitare:
S’i’ fosse foco, arderei lo mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
Quindi entrò un prete, per farsi un goccetto e Cecco sbottò:
s’i’ fosse papa, allor sarei giocondo,
ché tutti i cristïani imbrigarei
Nel mentre, un nobile tedesco gli si avvicinò e Cecco, fissandolo, continuò:
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti taglierei lo capo a tondo.
come se non bastasse, passò da lì un suo parente, che gli riferì che i suoi lo stavano cercando per raccomandargli di tornare presto a casa, perché l’indomani lo aspettava una levataccia per andare dalla zia, ad Arezzo.
Cecco s’imbestialì ancora di più e scrisse:
S’i’ fosse morte, andrei da mi’ padre;
s’i’ fosse vita, non starei con lui;
similmente farei a mi’ madre.
A quel punto si avvicinò al tavolo del poeta la formosa figlia dell’oste, che ispirò ancora una volta Cecco, che concluse:
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
terrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lascerei altrui.
L’aneddoto di Cecco Angiolieri rappresenta un’ulteriore conferma del contributo che il poker ha dato alla letteratura.
[1] bolla: l’ultimo giocatore ad essere eliminato prima della zona premi si dice che esce in bolla
[2] 2 e 7:la peggiore combinazione possibile di carte di partenza
Saverio Spinelli