Reggio, scioglimento del Comune: crolla l’accusa delle infiltrazioni mafiose nella Multiservizi

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Un duro colpo all’accusa è stato assestato oggi dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dalla Dott.ssa Adriana Costabile, nel corso del processo sulle infiltrazioni della cosca Tegano nella Multiservizi.

I giudici di Piazza Castello non hanno ritenuto “blindata” l’accusa condotta dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo ed hanno profondamente ridotto le dure condanne emesse  in primo grado in sede di giudizio abbreviato. Assolti nomi eccellenti del calibro di Giuseppe Tegano (fratello del boss Giovanni), condannato in primo grado a 16 anni di reclusione, Francesco e Pietro Labate (20 anni di reclusione in primo grado), Pasquale Utano (10 anni): per i quattro la Corte ha disposto anche l’immediata scarcerazione, se non detenuti per altra causa.

A pesare come un macigno è soprattutto la declaratoria di nullità della sentenza di primo grado emessa nei confronti di Giovanni Zumbo, il commercialista che passò alla cronaca per essere lo “spione” nonchè il punto di contatto tra la cosca Tegano e la Multiservizi.  

E nulla è stata dichiarata anche la sentenza di condanna a 16 anni di reclusione nei confronti del direttore operativo della società, Pino Rechichi, che l’accusa ha sempre ritenuto essere un “organico” alla cosca. La Corte presieduta dalla dott.ssa Costabile ha disposto anche per loro la scarcerazione, ma Zumbo e Rechichi dovranno rimanere in carcere per altri reati. Rimane il fatto che dai 16 anni inflitti a Rechichi in primo grado si è passati a 6 anni e 8 mesi di reclusione, nonostante per le accuse di intestazioni fittizie gli atti dovranno rispediti al PM.

Una decisione, quella della Corte d’Appello, che potrebbe avere delle ripercussioni importanti anche nel filone principale del processo in questione e che giunge a pochi giorni dall’inizio della requisitoria del procuratore Lombardo contro gli imputati, che hanno deciso di sottoporsi al rito ordinario.

Decisione della Corte che a prescindere dai risvolti giudiziari pone ampi interrogativi soprattutto sulla fondatezza della relazione che ha condotto allo scioglimento del comune di Reggio Calabria. Ricordiamo, infatti, che le infiltrazioni dei clan nella società mista del comune furono una delle principali cause dell’arrivo dei Commissari prefettizi in città.

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