Bronzi di Riace, ‘ndrangheta e Vittorio Sgarbi

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sgarbi10di Kirieleyson – Negli anni ’80, durante un’intervista, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini confessò in pubblico che gli veniva difficile pronunciare la parola ‘ndrangheta, termine che fino a poco tempo prima era quasi sconosciuto e che solo da poco tempo veniva riportato dai  mass-media. Da allora la ’ndrangheta è diventata famosa come  la pizza (a parte il fatto che questa sfama e l’altra affama), tanto è che l’hanno scoperta persino le fiction, prima appannaggio esclusivo di Cosa Nostra. L’uso del termine è ormai inflazionato; potremmo dire che  la ‘ndrangheta è come il prezzemolo: ci sta bene su tutto.

Copia  di sgarbi03Non parlare di ‘ndrangheta, come se niente fosse e come lo si è fatto per tanto tempo, sarebbe un crimine. Ma parlarne in continuazione, e spesso  a sproposito, è invece una minchiata. E Vittorio Sgarbi, con le sue esternazioni colorite e perentorie, magari  anche azzeccate, non disdegna tuttavia di dire talvolta anche delle minchiate. Quella che i Bronzi siano ostaggi della ‘ndrangheta è una idiozia.

E ciò per il semplice motivo che i delinquenti non sono interessati ai Bronzi, come non lo sono a nessun’altra forma di arte e di cultura. L’arte e la cultura sono totalmente estranee alla mentalità mafiosa e invece tanto queste sono più forti quanto più debole è il substrato di cui la mafia si alimenta.

sgarbi16Ma Sgarbi dice pure, giustamente, che le opere d’arte (tutte, Bronzi compresi) sono patrimonio dello Stato e non dei sindaci o dei presidenti di regione e nemmeno possono ritenersi nella disponibilità dei cittadini. Il noto critico d’arte paragona i mafiosi a certi sindaci che proclamano crociate basate su “diritti di possesso”  di  campanilistica se non  appunto di mafioseggiante ispirazione.

Senza gridare  al solito complotto,  si potrebbe molto più semplicemente dire (senza entrare nel merito dei notevoli problemi tecnici e logistici che il trasferimento dei Bronzi comporterebbe) –  ciò basterebbe ed avanzerebbe –  che è un delitto togliere ad un territorio, anche per metà anno, quanto di meglio possiede  in campo artistico, perché così si eliminerebbe uno dei presupposti del suo sviluppo culturale. Rimane  la sfida di rendere più agevole ed interessante il viaggio a Reggio per chi desidera vedere i Bronzi.   Ma questo è  un altro discorso.

 

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