Nel corso di scavi archeologici effettuati negli anni ‘60 nell’Alto Lazio, all’interno di una tomba etrusca perfettamente conservata, fu fatta una scoperta cui non fu dato, in un primo momento, molto peso.
Nell’affresco funerario ed in alcune ciotole votive fu notato, tra simboli riconducibili a carte da gioco, una mostruosa figura antropomorfa che tuttavia appariva in atteggiamento che potrebbe definirsi “protettivo”.
In epoca più recente, fotografati i reperti con moderne tecniche digitali, le immagini realizzate sono state inserite in un grande database l’accesso al quale è aperto a tutti gli archeologi ed appassionati della materia.
Uno studioso di Rovaniemi (Finlandia), impegnato in una ricerca sull’incidenza di disturbi prostatici nei Vichinghi, notò una stupefacente analogia tra la figura etrusca e quella riportata sulla prua di alcune navi vichinghe del X secolo e inserì nel database un’annotazione al riguardo.
Nello stesso tempo, un perito di Agrate Brianza, nello svolgimento di un’indagine commissionata dalla sezione della lega Nord di Lomazzo e finalizzata a verificare l’origine celtica di una famiglia del luogo (che però aveva stranamente un cognome calabrese, Morabito) i cui componenti avevano richiesto l’iscrizione al partito, incappò in un’immagine votiva d’indubbia origine celtica e del tutto rassomigliante a quella etrusca.
L’immagine riportava, accanto alla figura stessa ed in caratteri gotici, la scritta”Server”.
Il perito, che era anche un archeologo dilettante, pensò bene di passare allo scanner l’insolita immagine e di inserirla nel database archeologico, cui aveva accesso.
La pressoché contemporanea comparsa nell’archivio di tre immagini, praticamente identiche e tuttavia accreditate a civiltà così diverse e, soprattutto, allocate in contesti temporali così lontani, destò un immediato e diffuso interesse tra gli addetti ai lavori.
Dopo qualche mese, nella ridente cittadina di Saint Vincent, fu organizzato un convegno cui furono invitati gli scopritori degli ultimi due reperti (l’archeologo era nel frattempo deceduto) ed al quale parteciparono i più accreditati studiosi della civiltà occidentale.
Il convegno si protrasse per diversi giorni ed ebbe una grande partecipazione di esperti e di pubblico persino nelle prime ore del mattino (a testimonianza dell’effettivo interesse che l’argomento suscitava).
Nel corso del dibattito si scoprì anche che figure simili a quelle esaminate erano riscontrabili in molti altri siti archeologici, pur differenti tra loro per connotazione geografica e temporale, ma tutte presenti in contesti attinenti il gioco del poker.
In relazione poi al quesito, che tutti si erano posti, sull’identificazione dell’entità raffigurata, caso più unico che raro in un convegno, si giunse addirittura ad una conclusione univoca.
Gli studiosi, infatti, furono tutti concordi nello stabilire che quelle figure si riferivano inequivocabilmente ad un’entità potentissima e sovrannaturale chiamata appunto “Server”, apparentemente dispensatrice di vittorie ma, molto più spesso, di sconfitte.
Un approfondimento dell’argomento portò anche alla scoperta che tra i giocatori del passato vigesse la credenza che le sconfitte fossero sempre da attribuire con certezza al dio Server, mentre le vincite erano da attribuire esclusivamente al loro valore.
Server: nel poker on line, la piattaforma software che svolge in automatico tutte le operazioni di gioco viene condivisa tra i giocatori attraverso uno o più server remoti. E’ pertanto “il server” che distribuisce anche le carte: la casualità della loro distribuzione viene messa in discussione da certi giocatori.
Saverio Spinelli