Iniziando dalla tarda età imperiale e con l’avvento del Cristianesimo, anche il pensiero filosofico fu essenzialmente concepito su basi di ordine religioso.
Peraltro si era già visto come il poker, ufficialmente con la caduta dell’impero Romano d’Occidente ma, di fatto, già dal Concilio di Nicea, era rimasto appannaggio quasi esclusivo degli ambienti ecclesiastici.
Il massimo esponente del pensiero filosofico nell’Alto Medio Evo fu sant’Agostino che, con la sua teoria della predestinazione, condizionò il poker per un millennio.
In quel periodo, com’era già accaduto in epoca classica (con la storia del continuo intervento degli dei), i giocatori si preoccupavano pochissimo di migliorare il proprio stile di gioco o di analizzare le mani, nella convinzione che avrebbe comunque vinto il predestinato.
Non era insolito, infatti, anche nei tornei più importanti che venivano giocati nei tanti monasteri, vedere i dieci giocatori del tavolo partecipare al gioco tutti insieme e addirittura al buio (senza cioè vedere preventivamente le proprie le carte).
Non per niente la storia avrebbe poi classificato quel lungo periodo come i secoli bui.
Saverio Spinelli