Il poker nell’Età Moderna

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il-poker-nell’Età-ModernaSolo alla fine del XV secolo, con un uomo di eccezionali doti, Leonardo da Vinci, si può affermare che la teologia lasciò il posto alla scienza.

Dopo oltre mille anni erano finalmente finiti i secoli bui.

Leonardo, oltre ad essere un appassionato di poker, fu ingegnere, architetto e geometra e, nello stesso tempo medico e pittore; inventò tutta una serie di macchine e strumenti e riusciva persino a scrivere al contrario.

Inutile dire che a poker era imbattibile.

Pare non abbia mai perso un torneo.

Per queste straordinarie virtù alcuni studiosi tedeschi hanno formulato l’ipotesi che potrebbe essere stato addirittura un extraterrestre.

Il suo più celebre dipinto è la Gioconda, che raffigura tale Monna Lisa, la sua dealer preferita.

L’eccezionalità del dipinto risiede nell’incredibile valore comunicativo del sorriso della donna rappresentata.

Le teorie contrarie alla provenienza extraterrestre di Leonardo basano il loro asserto sul fatto che la Gioconda, attraverso il suo sorriso, mutevole ed indecifrabile per la gente comune, stesse invece ad indicare al Maestro le carte che c’erano nel mazzo.

A Leonardo si deve la prima macchinetta per mischiare le carte ed il primo contenitore scatolare di fiches, che venivano fino ad allora contenute e trasportate solo in sacchetti.

Tra i giocatori di rilevo dello stesso periodo si rammenta Pico della Mirandola, divenuto famoso all’epoca perché era l’unico in grado di raccontare, alla fine di ogni torneo, tutte le mani giocate al suo tavolo, ricordando perfino i semi delle carte.

Una menzione particolare merita certamente Niccolò Machiavelli che nel 1512, durante un convegno, disse che il fine giustifica i mezzi, asserto che molti interpretarono come indicazione che, per vincere un torneo, si poteva usare qualsiasi tattica e strategia, anche non consentita o ritenuta addirittura immorale.

Va certamente ricordato Niccolò Copernico che, nel XVI secolo, fu il primo ad ipotizzare che la terra non fosse al centro dell’universo, bensì che fossero i pianeti e i satelliti a girare intorno al Sole.

Questa teoria, che apparentemente potrebbe apparire non relazionabile all’argomento trattato, ebbe invece un impatto notevole nel mondo del poker, giacché fu lo spunto per la definitiva affermazione dei cosiddetti tornei satelliti, cioè di qualificazione a quelli più importanti.

Mentre il grande pensatore Tommaso Campanella, nella sua Città del Sole, ipotizzò una comunità in cui si giocava a poker senza che ci fossero sconfitti, in quel periodo il poker cominciò tuttavia ad essere studiato in un’ottica sempre più scientifica.

Galileo, vissuto a cavallo dei secoli XVI e XVII, dimostrò come fiches d’importo diverso, se lasciate cadere, giungono a terra nel medesimo istante.

Famoso, al riguardo, è l’esperimento che tenne sulla torre di Pisa, che era luogo di ritrovo di appassionati delle varie discipline di carte.

Ormai il solco era stato segnato da tanti scienziati e filosofi ed il pensiero andava decisamente in una ben precisa direzione.

Nacque così una scuola di pensiero molto pragmatica che ebbe negli inglesi Francis Bacon e John Locke, gli esponenti più rappresentativi.

Il primo capì che per competere con i migliori giocatori e sperare di ottenere buoni piazzamenti, bisognava conoscere i concetti matematici del gioco, da cui la celebre frase a lui attribuita: sapere è potere.

Il secondo comprese come ogni torneo sia un evento a sé e che ogni informazione sul gioco e sugli avversari non può che provenire dall’osservazione. Locke suggerì anche che, dopo una brutta giocata, al fine di non rimanerne scossi, così come dopo una giocata particolarmente fortunata, al fine di non entusiasmarsi troppo, sia opportuno fare tabula rasa e pensare come se si iniziasse a giocare il quel momento.

Meritano, inoltre, una menzione giocatori del calibro di Pascal, che formulò per primo il concetto di probabilità dell’ottenimento di un determinato punto, cancellando definitivamente quei concetti fatalistici che avevano pervaso per oltre un millennio il mondo del gioco.

Notevole, infine, fu l’apporto dato da Cartesio che, pur nel contesto di un approccio matematico al poker, ipotizzò che il dubbio dovrebbe sempre accompagnare un attento giocatore nel corso delle sue giocate, affinché egli non agisca impulsivamente, bensì solo dopo un’adeguata riflessione.

Da qual momento,  il giocatore professionista di poker, avrebbe giocato solo utilizzando il ragionamento come strumento principale.

Saverio Spinelli

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