Di là dalla sicurezza del personale di MessinAmbiente, una sicurezza aleatoria stando alle recenti denunce delle forze sindacali, è assordante il silenzio dei vertici dell’impresa: il momento di dolore e di scoramento lo comprendiamo tutti, ma forse sarebbe stato opportuno spendere qualche parola in più, spingersi oltre il mero cordoglio espresso dall’Amministrazione.
Non intendo in alcun modo puntare l’indice contro Ciacci o accusare chicchessia speculando sulla morte del signor Tomasello, ci mancherebbe. Spero, semmai, d’indicare sommessamente una via, un profilo da adottare. Perché un’impresa sana è un’impresa che valorizza il proprio capitale umano, un’impresa che sa piangere in simili circostanze e che si attiva sul piano economico a sostegno della famiglia.
Veniamo poi ai nodi politici del caso. E non mi riferisco alla possibilità concreta di andare incontro ad ulteriori scioperi organizzati dalle forze sindacali, azioni dimostrative tangibili che per la prima volta mi sentirei di condividere in toto. C’è un punto, in questo dramma, che mi pare abbondantemente sottovalutato dai media cittadini: se il guard rail avesse tenuto, il furgone non sarebbe precipitato. Da qui l’ultimo quesito che sottopongo al lettore: va bene la fatalità, ma perché le protezioni non hanno retto? Chi dovrebbe vigilare sulla sicurezza di quel tratto?