Oppido Mamertina (RC): se c’è stato un inchino, è colpa dell’assenza dello Stato

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PROCESSIONE FERMA A CASA BOSS,INFORMATA LA DDADoveva essere una semplice processione locale quella del 2 luglio scorso a Oppido Mamertina, nel reggino. Una delle tante feste mariane che si svolgono in estate nel sud Italia, a cui si partecipa per fede, per abitudine, o per curiosità. Certe feste religiose, in Calabria e non solo, hanno assunto negli anni una ‘valenza rituale’, sono, cioè, scandite dagli stessi ornamenti, dalle stesse formule, dagli stessi gesti e percorsi.

Sull’episodio dell‘inchino della statua della Madonna, ovvero della sosta durante la processione davanti la casa del boss della ‘Ndrangheta Giuseppe Mazzagatti come se fosse appunto un gesto di riverenza e rispetto è scoppiato un caso nazionale. Dalle più alte cariche dello Stato fino al semplice pensionato che ha fatto irruzione al comune con una tanica di benzina per richiamare l’attenzione delle autorità sui veri problemi degli oppidesi, tutti i giornali, compresi noi, abbiamo dato voce alla vicenda.

oppido-mamertina-640Ecco alcuni dei commenti: per GianpieroD’Alia, componente della Commissione Giustizia “un fatto vergognoso, plauso ai Carabinieri“, per Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori “fatto devastante per i giovani“; per il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è tempo di prendere provvedimenti, e altri commenti che omettiamo ma che oscillano o per la condanna del gesto o per il plauso alle forze dell’ordine che hanno abbandonato la processione.

Le ultime voci sul caso smentiscono però il gesto dell’inchino e sostengono che la tanto discussa ‘sosta’ faccia parte da anni del percorso mariano, avulsa quindi dal fatto di coincidere con il civico del boss. ‘Da decenni la statua si ferma al bivio di via Aspromonte’, dicono alcuni abitanti e gli amministratori comunali.

Oppido MamertinaBisogna quindi rileggere l’intera vicenda? Si tratta di una semplice tappa storica della processione che si ferma in quello come in altri punti per consuetudine? Oppure è la prassi dell’inchino al boss ad essere stata istituzionalizzata ed inserita nel percorso e  solo quest’anno si è avuto il coraggio di denunciarla?

Ha ragione Simone Di Meo, autore di saggi sulla criminalità organizzata, a dire che la camorra, come la mafia e l’ndrangheta finanziano le processioni. Del resto, esiste anche un detto meridionale, che recita ‘senza soldi non si canta messa‘. Quindi non nascondiamoci sotto il velo dell’ipocrisia quando si sa che al sud esiste, stranamente, questo legame tra delinquenza e fede, questa forte devozione tra i mafiosi e camorristi che si rendono ‘mecenati’ delle feste religiose.

processioneE ancora, dice bene il giornalista Piero Sansonetti, che l’assenza dello Stato in Calabria alimenta le mafie, e che l’inchino, se anche si trattasse di un gesto di reverenza al boss, è da inquadrare nell’ottica di una popolazione che vede al suo fianco più l’Ndrangheta che lo Stato, una spina nel fianco è vero, ma penetrante nel tessuto economico e sociale più degli onesti e dei corretti. L’arcivescovo di Reggio, proprio oggi sulle pagine del Garantista, ha sbottato “non riescono a battere la mafia e danno la colpa alla Chiesa

Come dice Ilario Ammendola  sullo stesso quotidiano, ‘Noi avremmo preferito che lo Stato fosse presente ad Oppido e in Calabria con ospedali decenti, con la tutela degli uliveti secolare, (…) con una politica di sostegno agli emarginati’ .

Ma se lo Stato resta assente e inerme dinnanzi all’arretratezza economica del Sud, se lo Stato resta sordo alle richieste di intervento da parte della gente ‘per bene’, se lo Stato è inquinato dall’interno, da corruzione e favoritismi già dall’alto, vedi lo scandalo Expo Milano, possiamo stupirci che il potere delle mafie sia ancora dilagante?

Isolando la vicenda dell’inchino, resta il ritratto di una terra ancora istituzionalmente debole. A quando la rinascita del Mezzogiorno?

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