Sull’episodio dell‘inchino della statua della Madonna, ovvero della sosta durante la processione davanti la casa del boss della ‘Ndrangheta Giuseppe Mazzagatti come se fosse appunto un gesto di riverenza e rispetto è scoppiato un caso nazionale. Dalle più alte cariche dello Stato fino al semplice pensionato che ha fatto irruzione al comune con una tanica di benzina per richiamare l’attenzione delle autorità sui veri problemi degli oppidesi, tutti i giornali, compresi noi, abbiamo dato voce alla vicenda.
Le ultime voci sul caso smentiscono però il gesto dell’inchino e sostengono che la tanto discussa ‘sosta’ faccia parte da anni del percorso mariano, avulsa quindi dal fatto di coincidere con il civico del boss. ‘Da decenni la statua si ferma al bivio di via Aspromonte’, dicono alcuni abitanti e gli amministratori comunali.
Ha ragione Simone Di Meo, autore di saggi sulla criminalità organizzata, a dire che la camorra, come la mafia e l’ndrangheta finanziano le processioni. Del resto, esiste anche un detto meridionale, che recita ‘senza soldi non si canta messa‘. Quindi non nascondiamoci sotto il velo dell’ipocrisia quando si sa che al sud esiste, stranamente, questo legame tra delinquenza e fede, questa forte devozione tra i mafiosi e camorristi che si rendono ‘mecenati’ delle feste religiose.
Come dice Ilario Ammendola sullo stesso quotidiano, ‘Noi avremmo preferito che lo Stato fosse presente ad Oppido e in Calabria con ospedali decenti, con la tutela degli uliveti secolare, (…) con una politica di sostegno agli emarginati’ .
Ma se lo Stato resta assente e inerme dinnanzi all’arretratezza economica del Sud, se lo Stato resta sordo alle richieste di intervento da parte della gente ‘per bene’, se lo Stato è inquinato dall’interno, da corruzione e favoritismi già dall’alto, vedi lo scandalo Expo Milano, possiamo stupirci che il potere delle mafie sia ancora dilagante?
Isolando la vicenda dell’inchino, resta il ritratto di una terra ancora istituzionalmente debole. A quando la rinascita del Mezzogiorno?