Reggio, Raffa sul presunto inchino della Madonna: “Chiesa e Stato devono collaborare”

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giuseppe-raffa“La Calabria ha bisogno di un esorcista per scacciare i potenti demoni del sospetto e delle paure e quei maligni che oscurano l’immagine di una terra ostaggio di certi stereotipi che la indicano come il regno del malaffare, della violenza, della maledizione, dell’odio e della prevalenza dell’antistato sulle regole della civile convivenza. La Calabria non è certo una terra tranquilla, ma neanche quel ghetto in cui confinare due milioni di abitanti”. Il presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa, interviene in merito al tanto discusso presunto inchino della Madonna davanti la casa del boss, a Oppido Mamertina, in occasione della tradizionale processione.

“In questi giorni – dice – un sentimento d’indignazione attraversa la società calabrese con ripercussioni globali per via del presunto inchino  della statua della Madonna in direzione dell’abitazione di un presunto boss. Ma è un’indignazione a senso unico: forse finalizzata ad accreditare il sospetto dell’esistenza di un forte e inscindibile legame tra ‘ndrangheta e Chiesa. Gli ‘ndranghetisti sono pochi, una minoranza rispetto alla moltitudine di quanti facciamo parte della Chiesa. Un bombardamento mediatico con l’uso di messaggi che, forse, tendono a dimostrare che la religiosità popolare, le processioni e certe funzioni sacre siano lo strumento per la legittimazione sociale dei cosiddetti ‘don’. In alcuni casi può anche essere vero, ma senza inconfutabili certezze si rischia solo di provocare gravissimi danni sia all’immagine sia alla dignità di interi contesti socio-culturali e religiosi dai comportamenti ineccepibili, sia sul versante civile, sia su quello etico. Anche su questo  bisogna essere garantisti e non ‘condannare’ a priori, criminalizzare prima dell’accertamento dei fatti che devono essere letti anche rispetto a tradizioni, a gesti che si ripetono nel tempo e nati ancor prima di certe presenze che oggi fanno discutere”. 

Chiesa e Stato, ognuno nel proprio ambito di competenze – continua Raffa – devono collaborare per bonificare quelle comunità  in cui, a volte, sacro e profano appaiono la stessa cosa. Entrambe le istituzioni hanno come obiettivo il bene comune e la giustizia sociale. Gli strumenti esistono, vanno solo utilizzati al meglio: legge e Vangelo non sono in antitesi. Il messaggio di Cassano allo Ionio di Papa Francesco, la scomunica agli ‘ndranghetisti, oltre che un significato etico ha anche un grande valore legale. E se l’obiettivo è comune, allora ci chiediamo perché alcuni  rappresentanti delle istituzioni, della stampa, della cosiddetta società civile, di alcune forze politiche alimentano certi sospetti e contribuiscono ad offuscare l’immagine di una terra fragile socialmente e alle prese con i suoi atavici mali, primi fra tutti disoccupazione e sottosviluppo? Occorrono cautela, realismo, responsabilità che ci aiutino a capire i fenomeni e non assumere  decisioni semplicistiche e  affrettate come la sospensione delle processioni di un’intera diocesi. Non togliamo a questa terra anche la speranza e gli strumenti  che rafforzano  la fede e le radici cristiane che sono il collante contro il relativismo e la disgregazione sociale. La religiosità dell’uomo è cosa diversa dalla fede che tuttavia s’incontrano nei riti della pietà popolare. La qualcosa è avvenuta anche ad Oppido Mamertina, così come a San Procopio: due centri  dove, in prevalenza, abitano e operano persone perbene che non meritano, assolutamente, di essere sospettate  di comportamenti ostili alla legge e alla morale. Dopo il clamore mediatico – conclude il presidente della Provincia – è difficile dimostrare il contrario, anche se tutto dovesse ridursi a un semplice equivoco. E soprattutto chi restituirà ai cittadini onesti di Oppido Mamertina, ma anche a quelli di altri centri calabresi, quell’onore messo in dubbio dalle analisi affrettate di quanti  continuano nel tentativo – amplificato dai giornali, tv, Facebook e Twitter – di espropriare dalla fede intere comunità già duramente provate dalla politica di spoliazione del territorio portata avanti dal Governo centrale in nome della politica del rigore”. 

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