Le indagini, avviate dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie, caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni, di quello e di numerosi altri terribili viaggi compiuti da centinaia di immigrati, sfruttati dai componenti di un pericoloso network internazionale, composto da eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch’essi destinatari del provvedimento restrittivo. Anche attraverso mirate attivita’ tecniche, gli investigatori hanno verificato come l’attivita’ di reclutamento e trasporto in Italia di masse di persone potesse contare di una sponda in varie citta’ italiane, dov’erano attive “cellule” di eritrei, capaci di favorire la permanenza nel nostro paese degli extracomunitari e in vista del proseguimento del loro viaggio verso altri stati del Nord Europa ma anche del Nord America. Il provvedimento di fermo e’ stato disposto dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Maurizio Scalia, e dai sostituti Geri Ferrara e Claudio Camilleri. Individuati anche i due capi dell’organizzazione, un sudanese ed un libico, accusati di avere gestiscono il giro di affari legato all’immigrazione illegale, organizzando i viaggi: il primo dal Sudan alla Libia e il secondo – in stretto contatto telefonico col primo dalle coste nordafricane verso quelle italiane, con la traversata del Canale di Sicilia. Due dei nove indagati sono sfuggiti al fermo, perche’ si trovano nei loro Paesi d’origine.
Strage di Lampedusa: scoperta rete di trafficanti di esseri umani, 9 fermi
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