La vera storia di Pentimele, la collina dei “cinque canti”

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Ogni vero reggino conosce di certo la collina di Pentimele, quella nella zona nord, su cui sorge il fortino, e da dove si può ammirare uno dei più bei panorami di tutta la città e dello stretto. Ma perché si chiama “Pentimele”? Non dimentichiamo mai le radici greche in cui affonda la nostra amata città: la parola “Pentimele” è  infatti l’italianizzazione di due parole del greco antico (?????, cinque, e ????, canti). E dunque, così dicendo, arriveremmo a dimostrare come “Pentimele” significhi “cinque canti”? Esattamente. Ma andiamo al mito, sostrato come sempre fondamentale della riva calabra dello stretto di Messina: un tempo, sulla collina, il clima, la flora e la fauna erano ben diversi da adesso: oltre alle molteplici piante esotiche, si incontrava anche ogni tipo di fiera, come leoni o anche tigri, e la natura dominava incontrastata.

Vista dalla collina di Pentimele

Un giorno però una donna partorì cinque figlie gemelle bellissime e completamente identiche fra loro, la cui bellezza fu nota ben presto ovunque, e molti furono i corteggiatori che sopraggiunsero da ogni dove al fine di conquistare i loro cuori; ma costoro non avevano la minima intenzione di sposarsi e di separarsi, e rifiutavano tutti i partiti che si presentavano loro. Un bel giorno, tuttavia, sopraggiunsero cinque fratelli gemelli anch’essi identici fra loro, i quali vollero tentare di conquistare queste bellissime fanciulle, e riuscirono a far breccia nei cuori di queste donne che, in seguito, per farsi distinguere fra di loro dai cinque fratelli, intonavano con la loro voce soave, rispettivamente, sul far della sera, cinque canti diversi; ed ecco a voi questi cinque canti! In seguito si sposarono, e vissero felicemente con i loro mariti. Certo, senza dubbio per un reggino pensare a tutto ciò è profondamente idilliaco; ma ancora una volta ascoltiamo ed apprendiamo, taciti ed incantati, quest’altro mito soave.

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