Non vogliamo stare qui a sindacare sulla bellezza o sul gusto degli scatti del Bruneau, ma non possiamo che affermare, come i suoi scatti, censurati, abbiano avuto un effetto migliore, rispetto a quelli autorizzati (quali?).
Questo tipo di iniziative non sono nuove nel mondo dell’arte, dove molto spesso grandissime opere vengono stilizzate, abbellite e, se vogliamo, anche ridicolizzate, con un unico scopo: la loro diffusione. Il mondo intero è in continua evoluzione, sotto tutti i punti di vista, e anche l’arte deve, per forza di cose, essere soggetta a questi cambiamenti. Il mondo intero non può e non deve indignarsi per cose di questo genere, anzi, noi tutti dovremmo essere coscienti dell’importanza che queste azioni promozionali possono avere sul nostro territorio come ricadute dal punto di vista turistico, quindi economico e lavorativo.
D’altra parte, basta informarsi sui trascorsi di Gerald Bruneau per capire come non sia nuovo a questo genere di iniziative: già in passato aveva infatti fotografato avvolta in un tulle rosso fiammante Paolina Borghese in vetrina nella Galleria Borghese a Roma, senza scaturire reazioni di questo tipo.
Il problema di fondo, forse, è che noi tutti dovremmo capire che i Bronzi di Riace sono un bene dell’umanità intera, non un’esclusiva di Reggio e dei reggini.
Se riusciremo a mettere da parte queste bigotte e provinciali arretratezze, vere e proprie ancore che ci tengono legati ai nostri pregiudizi, forse potremo davvero ambire a diventare un grande polo turistico mondiale.
Ma, è naturale, deve essere interesse nostro, dei reggini, in primis, quello di diffondere l’immagine dei bronzi in tutto il mondo e per far questo, oltre ad accettare qualche foto anche un po’ strana, dovremmo anche riuscire ad accettare che i Bronzi possano andare in giro per il mondo.
Sia chiaro, Reggio è la casa dei Bronzi e per sempre dovrà esserlo, ma proprio con l’obiettivo di attrarre turisti e visitatori da ogni parte del mondo, dovremmo accettare l’idea di “prestarli” per determinate occasioni, coscienti che la città intera e quindi anche i suoi cittadini, ne avranno un ritorno tangibile e concreto.
Voi immaginate solo lontanamente quale possa essere l’effetto di un mese di permanenza dei Bronzi all’EXPO 2015? Milioni e milioni di visitatori vedrebbero per la prima volta qualcosa di cui neanche sono a conoscenza, scatenando un “word of mouth” che varcherebbe i confini di ogni fervida immaginazione. Diventerebbero l’icona-simbolo di una grandissima manifestazione internazionale, scatenando l’interesse di miliardi di persone in tutti i Paesi del mondo che si incuriosirebbero sulle due statue e sicuramente incrementerebbero i flussi turistici verso Reggio.
Invece quando si parla di trasferire i Bronzi temporaneamente, Reggio si scandalizza, si spaventa, “perché se poi ce li rubano? Se non ce li restituiscono?“, dimostrando ancora una volta quel complesso di inferiorità che ci attanaglia e che è solo frutto della nostra immaginazione, e non ci permette di crescere come dovremmo.
Dovremmo essere noi stessi, i cittadini, a prendere i Bronzi per mano, portarli in processione in giro per l’Italia, poi per l’Europa, e poi per il Mondo intero, senza paura e con orgoglio.
Il turismo può e deve essere la chiave di volta della nostra città, ci permetterebbe di creare nuove strutture, nuovi posti di lavoro per tutti i reggini, aprire le menti e diventare il fiore all’occhiello del nostro Paese.
Ecco perché a Reggio conviene che i Bronzi vadano all’EXPO. E di Bruneau ce ne fossero mille…
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