Ecco perché a Reggio conviene che i Bronzi vadano all’EXPO. E di Bruneau ce ne fossero mille…

StrettoWeb

di Giovanni Caridi – Negli ultimi giorni i nostri amati bronzi di Riace sono tornati sulla bocca dell’opinione pubblica locale e nazionale, a causa di alcune foto ormai note a tutti, dell’artista Gerald Bruneau. La vicenda è ormai sulla bocca di tutti: era il mese di febbraio e il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ospitò una Kermesse internazionale di fotografi, con l’obiettivo di realizzare alcuni reportage, per portare l’immagine dei Bronzi in giro per il mondo: tra questi artisti era presente anche Bruneau.
E’ proprio leggendo la storia di questa vicenda che una domanda sorge subito spontanea: dove sono finiti questi reportage? Chi li ha visti? Chi ne ha usufruito, e con quali risultati? Noi cittadini reggini, come di consueto, ci preoccupiamo e scandalizziamo quando le nostre ricchezze vengono violate dal forestiero, ma forse lo facciamo in maniera troppo provinciale, senza porci quelle domande che già da sé fornirebbero delle risposte esaustive.
Non vogliamo stare qui a sindacare sulla bellezza o sul gusto degli scatti del Bruneau, ma non possiamo che affermare, come i suoi scatti, censurati, abbiano avuto un effetto migliore, rispetto a quelli autorizzati (quali?).
Il dato di fatto è che grazie a questi scatti i nostri guerrieri stanno facendo il giro del mondo in maniera virale, come poche volte era successo prima soprattutto sui social network. E con Bruneau finiranno sicuramente in numerose mostre e gallerie d’arte delle principali città di tutti i continenti.
Questo tipo di iniziative non sono nuove nel mondo dell’arte, dove molto spesso grandissime opere vengono stilizzate, abbellite e, se vogliamo, anche ridicolizzate, con un unico scopo: la loro diffusione. Il mondo intero è in continua evoluzione, sotto tutti i punti di vista, e anche l’arte deve, per forza di cose, essere soggetta a questi cambiamenti. Il mondo intero non può e non deve indignarsi per cose di questo genere, anzi, noi tutti dovremmo essere coscienti dell’importanza che queste azioni promozionali possono avere sul nostro territorio come ricadute dal punto di vista turistico, quindi economico e lavorativo.
Molti enti nazionali, ed internazionali, spendono milioni di euro per attuare campagne di marketing che hanno come unico obiettivo il diffondere un’immagine- marchio di un territorio senza chiedersi se in maniera negativa o positiva: parlare di un fenomeno, di cui normalmente non se ne parla, è già un successo!
D’altra parte, basta informarsi sui trascorsi di Gerald Bruneau per capire come non sia nuovo a questo genere di iniziative: già in passato aveva infatti fotografato avvolta in un tulle rosso fiammante Paolina Borghese in vetrina nella Galleria Borghese a Roma, senza scaturire reazioni di questo tipo.
Il problema di fondo, forse, è che noi tutti dovremmo capire che i Bronzi di Riace sono un bene dell’umanità intera, non un’esclusiva di Reggio e dei reggini.
Se riusciremo a mettere da parte queste bigotte e provinciali arretratezze, vere e proprie ancore che ci tengono legati ai nostri pregiudizi, forse potremo davvero ambire a diventare un grande polo turistico mondiale.
Ma, è naturale, deve essere interesse nostro, dei reggini, in primis, quello di diffondere l’immagine dei bronzi in tutto il mondo e per far questo, oltre ad accettare qualche foto anche un po’ strana, dovremmo anche riuscire ad accettare che i Bronzi possano andare in giro per il mondo.
Sia chiaro, Reggio è la casa dei Bronzi e per sempre dovrà esserlo, ma proprio con l’obiettivo di attrarre turisti e visitatori da ogni parte del mondo, dovremmo accettare l’idea di “prestarli” per determinate occasioni, coscienti che la città intera e quindi anche i suoi cittadini, ne avranno un ritorno tangibile e concreto.
Sulla questione legata all’EXPO 2015 per esempio, la soprintendente dei beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi, ci tiene a precisare che “nessuno ha fatto richiesta per avere i bronzi“: sarebbe stato opportuno che la richiesta per mandarli lì la facessimo noi, ma non adesso, bensì, mesi o anche anni addietro.
Voi immaginate solo lontanamente quale possa essere l’effetto di un mese di permanenza dei Bronzi all’EXPO 2015? Milioni e milioni di visitatori vedrebbero per la prima volta qualcosa di cui neanche sono a conoscenza, scatenando un “word of mouth” che varcherebbe i confini di ogni fervida immaginazione. Diventerebbero l’icona-simbolo di una grandissima manifestazione internazionale, scatenando l’interesse di miliardi di persone in tutti i Paesi del mondo che si incuriosirebbero sulle due statue e sicuramente incrementerebbero i flussi turistici verso Reggio.
Invece quando si parla di trasferire i Bronzi temporaneamente, Reggio si scandalizza, si spaventa, “perché se poi ce li rubano? Se non ce li restituiscono?“, dimostrando ancora una volta quel complesso di inferiorità che ci attanaglia e che è solo frutto della nostra immaginazione, e non ci permette di crescere come dovremmo.
Dovremmo essere noi stessi, i cittadini, a prendere i Bronzi per mano, portarli in processione in giro per l’Italia, poi per l’Europa, e poi per il Mondo intero, senza paura e con orgoglio.
Il turismo può e deve essere la chiave di volta della nostra città, ci permetterebbe di creare nuove strutture, nuovi posti di lavoro per tutti i reggini, aprire le menti e diventare il fiore all’occhiello del nostro Paese.

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