Emergenza immigrati anche negli USA, ma Obama usa il pugno duro: boom di rimpatri ed espulsioni

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Non si placa negli Usa la polemica sulle espulsioni dei migranti, con numeri in continua crescita e l’amministrazione Obama accusata di usare il pugno di ferro come deterrente per nuovi arrivi. Il fronte caldo è in Texas, lungo la frontiera con il Messico da cui ogni anno migliaia di persone tentano di entrare illegalmente negli Stati Uniti.
Al centro della polemica, riporta il New York Times, il respingimento dei minori non accompagnati: 57.000 quelli fermati dall’ottobre scorso. Sale anche il numero di quelli accompagnati: secondo il Pew Research Center, nel 2013 erano stati 8.500, mentre quest’anno sono già 22.000. Se sinora le famiglie fermate al confine restavano libere in attesa che i loro casi fossero analizzati, ora sono rinchiuse in centri di detenzione, il cui numero é in crescita.
La struttura di emergenza di Artesia, aperta lo scorso giugno nel sud del Texas, scrive il New York Times, ospita più di 600 donne e bambini. Venerdì scorso sono stati rinchiusi i primi migranti in quello di Karnes City, pronto a ospitare 532 adulti e minori, mentre vengono aggiunti posti in un centro in Pennsylvania che ora contiene 95 persone. Il dipartimento della Sicurezza interna afferma di voler trattenere i migranti per non più di dieci giorni, per poi rimpatriarli. Ma c’è un ostacolo: molti chiedono asilo affermando che al rientro sarebbero vittime delle violenze delle gang. La gran parte di queste denunce è giudicata infondata, creando forti dissapori con gli attivisti per i diritti dei migranti.

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