I Bronzi “profanati” e il boom del Museo tra il bigottismo di Reggio e le bugie del nord

StrettoWeb

Gerald Bruneau, francese, viaggiatore, artista allievo di allievo di Andy Warhol, fotoreporter eccentrico ed irrequieto, è uno dei personaggi del momento che a Reggio Calabria (e non solo) sta facendo tanto discutere per aver “profanato” i Bronzi di Riace nel mese di febbraio, quando s’è introdotto al Museo e li ha vestiti in modo molto kitsch con un tanga leopardato, veli da sposa e un boa fucsia tipici della cultura queer e gay. Bruneau è noto nel mondo proprio per il suo stile irriverente e dissacrante: prima dei Bronzi di Reggio aveva “profanato” di nascosto anche la statua di Paolina Bonaparte del Canova spiegando di voler “raccontare un’opera d’arte modificandola e farmi interprete di una fantasia“.
Dopotutto in una città bigotta come Reggio, quest’opera d’arte sta facendo discutere fin troppo: solo in pochi ammirano il senso profondo dell’artista, qualcuno con più buon senso si diverte e supera tutto con un sorriso a prescindere dai gusti artistici, e fa bene perché i Bronzi sono lì sani e salvi, intatti quasi come tremila anni fa, solo con qualche segno del tempo ma questa originale installazione è durata appena pochi minuti, il tempo di qualche scatto fotografico, e poi è tornato tutto com’era prima. Invece in tanti si sentono scossi, urtati, feriti e addirittura cercano “colpevoli“, accusano, chiedono dimissioni (di chi?), quasi quasi ci scappa la denuncia penale, il carcere o addirittura la pena di morte nella solita isterica caccia alle streghe tipica dello spirito volto non certo a trovare soluzioni, ma ad avere una “giustizia” pretesa su chissà quali regole. Tutto questo per un tanga.
Un articolo su Dagospia ha raccontato il blitz di Bruneau con le foto e i video che ripropongono la sala dei Bronzi come “teatro della trasgressione“. Immagini che stanno facendo il giro del mondo alimentando l’interesse e la pubblicità nei confronti delle statue dei due guerrieri, del Museo Nazionale della Magna Grecia, di Reggio e della Calabria tutta. “Nel lavoro sui Bronzi di Riace Gerald Bruneau prosegue la sua ricerca in cui approccia alla materia inerme come fosse alito vivente, sfruttando i codici della ritrattistica nel perseguire l’espressione pregnante: l’arte è un racconto ed è un viaggio verso l’altro“. Foto, quelle dell’artista francese, che andranno in mostra nelle principali sale del mondo e stimoleranno ulteriore curiosità. Anche questa una considerazione da fare a prescindere dai gusti artistici. Vogliamo o meno che aumentino i turisti e i visitatori? Vogliamo o meno che i Bronzi rappresentino davvero quell’attrazione traino della città?

Certo non possiamo risolvere tutto con una simpatica e goliardica “carnevalata”, ma trattandosi di Gerald Bruneau (non uno qualunque) possiamo considerarlo un elemento valido. Anche perchè il Museo, da quando ha riaperto il 21 dicembre scorso, sta volando. Un boom senza precedenti quello di turisti e visitatori che si recano a Reggio per visitare i Bronzi. Nonostante l’allestimento non sia ancora completo e in esposizione ci siano praticamente solo le due statue e qualche altro importante reperto, soltanto dal 1° gennaio al 31 luglio (quindi nei primi 7 mesi del 2014) al Museo sono entrati 120.000 visitatori, per un totale di 158 mila euro di entrate che arrivano all’erario grazie al Museo di Reggio Calabria. Ovviamente se si vuole fare un paragone con il Louvre, le cifre sono ben diverse. Ma è una cosa scontata: bisognerebbe fare un paragone anche tra tutto il contesto, tra le opere custodite in quello che è uno dei più celebri musei del mondo situato in una delle più ambite capitali mondiali, con invece la realtà di Reggio Calabria.

I 120.000 visitatori dei primi 7 mesi del 2014 sono un boom senza precedenti per il Museo di Reggio Calabria. Fonti ufficiali e istituzionali dello stesso Museo e della sua biglietteria assicurano: “mai, almeno negli ultimi 10 anni, era arrivata così tanta gente“. E Reggio, piuttosto che avere pretesti per sparlare e borbottare su tutto, dovrebbe essere orgogliosa di questi numeri e remare nel senso di incrementarli ulteriormente, anziché pensare a denigrare e criticare ogni cosa con spirito distruttivo e negativo. Ecco perché le bugie e gli stereotipi del nord, quel nord che vuole i Bronzi a Milano per l’Expo, si alimentano nell’ignoranza reggina: è una storia vecchia. Sul Corriere della Sera sono apparsi più articoli (tutti falsi) contro Reggio negli ultimi due anni, dallo scioglimento del Comune fino alla vicenda dei Bronzi al Museo, rispetto a quanti non ne siano stati scritti 44 anni fa nei giorni di quella che era la Rivolta di un popolo che veniva raccontata come “insurrezione di una minoranza mafiosa e fascista“. La storia si ripete, ma dopo tanto tempo oggi Reggio ha perso la sua identità che fino a qualche anno fa forgiava una comunità sull’appartenenza e l’orgoglio di se stessa. Oggi la città dovrebbe fare i conti leccandosi i baffi di quanti turisti in più arriveranno grazie alle foto di Bruneau e invece insorge per un tanga leopardato che poi alla Statua A non sta neanche così tanto male…

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