Messina: ‘senza camera di commercio la città diventa micropolitana dello stretto’

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Leggo stamane che qualcuno si vorrebbe supinamente acquattare su un disegno “dominante” proposto dall’alto. Appare infatti fuorviante – ha sottolineato il deputato regionale del Pdr Giuseppe Picciolola chiara posizione espressa oggi sul maggiore organo d’informazione cittadino da parte della Giunta di Union Camere, tendente a sminuire il pericolo della perdita della Camera di Commercio di Messina in favore di Catania (o Palermo) visto che “il default del sistema camerale siciliano” potrebbe essere evitato, secondo una visione illuminata, proprio grazie alla riduzione del numero degli organismi camerali su base provinciale. Siamo in presenza di un golpe bianco – ha precisato Picciolo – visto che si sta perorando un’idea accentratrice di quelle rappresentanze d’imprese produttrici di beni e servizi, con il fine esclusivo di favorire una “crescente volontà” (direi quasi montante) di gestire con più facilità a livello nazionale un corpo associazionistico che, nei numeri, è molto più forte in alcune realtà dell’Isola piuttosto che in altre, dove è invece maggiormente trainante il settore industriale. In maniera elegante – ha proseguito il deputato del Patto dei democratici per le riforme – si tenta di annullare, grazie ad un annacquamento ad esempio della rappresentatività della Confcommercio, la forza economica espressa da un territorio riducendone il peso nelle realtà rispetto alle quali la stessa confederazione è diversamente rappresentata. A differenza di quanto letto oggi, appare di chiara e strumentale evidenza l’affermazione che l’accorpamento potrebbe evitare il default del sistema camerale siciliano: i costi del personale della Camera di Commercio di Messina, eventualmente accorpata a quella di Catania o Palermo, non diminuirebbero di un euro visto che tutto il bilancio camerale è a carico dell’organo provinciale, che si andrebbe ad assommare a quello degli altri enti accorpati. Un mero artifizio contabile che non può essere giustificato dalla semplice e risibile riduzione dei costi di gestione dei consigli di amministrazione che passerebbero da 9 a 3; si pensi piuttosto a rendere non oneroso – ha concluso Picciolo – l’incarico di rappresentanza nelle Camere di Commercio, valutando la possibilità di procedere ad un semplice rimborso spese per presidenti e consiglieri, togliendo così armi a chi vuole minare l’autonomia degli Organismi e delle piccole e medie imprese. Se poi si pensa a Messina di volersi proiettare nell’area integrata della stretto perdendo la titolarità di una degli Enti maggiormente titolati a rappresentare le esigenze di sviluppo economico del territorio e della istituenda Area Metropolitana , a mio sommesso avviso, si rischia di farsi ridere addosso! E non si parli sempre – a difesa – di voler realizzare una logica di spending rewiew, di cui tutti amano parlare ma la cui attualizzazione appare una chimera… di cui sempre altri devono farsi carico e guarda caso sempre a pagare sarebbe la Città “micropolitana” di Messina.”

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