Messina, la città è coperta dai rifiuti ma MessinAmbiente si dedica ai concorsi

StrettoWeb

Quanti stamane hanno aperto la pagina web di MessinAmbiente saranno sobbalzati sulla sedia: un nuovo avviso, un nuovo comunicato è presente sul sito. Stante la sporcizia che attanaglia la città, ci aspettavamo la definizione di una strategia di contrasto al degrado urbano, le puntuali mosse ideate dall’establishment societario per ripulire Messina. Per questo il super-commissario Alessio Ciacci è stato assunto (e lautamente ricompensato): la mission era salvare il panorama dello Stretto, con un piano che fosse immediatamente esecutivo. Al limite sarebbero bastate anche delle scuse: considerati i ritardi e le criticità affrontate dagli operatori, l’impresa manifesta il proprio rammarico all’utenza. Niente, nulla di tutto ciò: chi aveva nutrito in buona fede simili speranze è rimasto deluso.

MessinAmbiente è fiera di valorizzare l’impegno dei lidi estivi per la differenziata attraverso un concorso a premi. Premi che “vogliono sottolineare l’importanza della condivisione delle responsabilità nella gestione dell’ambiente tra tutti i soggetti coinvolti nella riduzione di rifiuti”. A questo siamo: ai premi di consolazione per la condivisione delle responsabilità.

Messina affoga sotto l’immondizia, la differenziata porta a porta – promessa e mai arrivata – resta una meteora nel cielo dei buoni propositi, gli olezzi putrescenti penetrano nelle case della cittadinanza, ma i vertici della società che dovrebbe lustrare tanto la zona nord quanto la zona sud si ritrovano, ancora una volta, a fare generici appelli al buonsenso.

E’ un riflesso pavloviano dell’accorintismo: pensare che basta cambiare sul piano individuale per trasformare il piano collettivo. Il che, intendiamoci, sotto il profilo educativo è formalmente ineccepibile, specie in una città come Messina. Il punto è che Accorinti non sta istruendo una vasta platea di 250.000 abitanti: sta amministrando un Comune.

Quando le urne si chiusero sancendo la sconfitta di Felice Calabrò, l’ascesa del sindaco “free-Tibet” a Palazzo Zanca venne salutata dall’entusiasmo collettivo. In quel contesto furono messe in campo una serie di azioni spontanee, “dal basso”, volte al recupero della città. Attivisti felici del nuovo corso pulirono le spiagge, curarono il verde pubblico, perfino i marciapiedi del centro vennero sottoposti a un trattamento di bellezza. Era un encomiabile atto d’amore verso la città. Solo che l’amore, se non è corrisposto, alla lunga logora. E finisce. Se l’unico modo per pulire Messina è ricorrere all’olio di gomito e alla buona volontà, allora delle due l’una: o si elimina la tassa sui rifiuti, o si consegna lo stipendio degli operatori, ivi compreso quello dei manager, ai solerti cittadini. Non ci sono alternative.

Quanto ai lidi e alla lodevole raccolta differenziata praticata in quest’estate afosa, va fatto un plauso duplice: sia per l’attività d’impresa realizzata secondo criteri eco-sostenibili, sia perché essi operano a fatica in una città che offre ben poco ausilio a chi dimostra spirito d’iniziativa. E’ inutile evidenziare ancora una volta la bellezza paesaggistica del nostro litorale: la potete scorgere voi stessi, fra una montagna di rifiuti e l’altra.

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