Non ho pertanto firmato manifesti in favore dell’isola pedonale, non ho sottoscritto impegni, né ho lanciato guerre sante. Mi sono limitato ad esercitare i diritti del consumatore: ho percorso la via dei Mille senza paraocchi, ho comprato qualche souvenir all’occorrenza e secondo le leggi del mercato, valutando il rapporto qualità/prezzo e la convenienza dei prodotti. Potrà sembrare banale, ma in tempi di crisi, se ci estraniamo un attimo dall’isterismo cittadino, forse questa è la via migliore per abbracciare il buon senso che regola la vita delle comunità sane.
Sulla base di quanto detto, ho assistito con incredulità alle sollecitazioni pro-isola provenienti dal sedicente mondo “intellettuale”. Devo essermi perso qualcosa. Riassumo sia per comodità del lettore, sia per scongiurare il rischio di un TSO prematuro ai danni del sottoscritto: 1) Messina rischia il dissesto finanziario e giusto ieri Zaccone ha denunciato i clamorosi ritardi della Giunta rispetto alle scadenze fissate dal Collegio dei Revisori;
Ora, che razza di città è quella in cui la massa critica dei maître à penser viene esercitata per pedonalizzare un’area e non per i mancati servizi erogati dal Comune e dalle sue partecipate? Che razza di città è quella che accetta una condizione simile di degrado, malgrado ogni tassa sfiori il massimale consentito a termini di legge? Sono trascorsi 14 mesi dall’elezione di Accorinti: possibile che ancora oggi si accetti il gioco manicheo della contrapposizione sterile, o con lui o contro di lui, a dispetto dei problemi reali che gravano sui messinesi?